Kalam era affondato sul fondo della baia di Malaz, dove era riuscito a disfarsi della cotta di maglia e del suo coltello, troppo pesanti per riuscire a tornare a galla. Ora è a riva, nel porto, completamente disarmato e morsicato dalle anguille. L’addestramento da Artiglio gli aveva insegnato a controllare il flusso del sangue con la forza della mente e della concentrazione, così, finalmente a riva, resta qualche minuto sdraiato sulla schiena per concentrarsi.
Quando finalmente la ferita smette di sanguinare, si arrampica su una fune per raggiungere la banchina. Sa che nel cuore della città, altri sicari lo stanno aspettando per finirlo, quindi non ha tempo per fermarsi a riflettere su quanto è stato stupido. Decide di procedere verso l’interno della città.
Si infila in un magazzino dove prende delle tenaglie, un’accetta, dei chiodi, un coltello e una cotta di cuoio. Esce dalla porta sul retro dove sembra tutto tranquillo ma, alla fine del vicolo, scorge una nicchia dove un’ombra più scura rivela la presenza di due individui. L’attacco improvviso coglie impreparati i due che muoiono trafitti dal coltello di Kalam. Il sicario fruga tra i loro averi, rubando le stelle a cinque punte, i coltelli da lancio, due pugnali, una garrotta e una balestra da Artiglio con otto dardi dalla punta avvelenata, oltre ad un mantello nero.
Un legame della Mano è stato spezzato.
Kalam riesce ad uccidere altri due sicari e il capo della Mano. Kalam si inginocchia a fianco di quest’ultimo e, riferendosi a Topper, gli dice di voler uccidere anche le altre due Mani. Topper, momentaneamente nel corpo del cadavere, ride, gli dà il bentornato e si dispiace perché Salk Elan non è riuscito a fare un buon lavoro. Kalam lo minaccia.
Nel corso della notte, molti Artigli percorrono il canale imperiale ma, giunti alla Città di Malaz, trovano la morte.
Fiddler e gli altri si trovano all’interno di un canale completamente pavimentato con un mosaico. Pust continua a blaterare sul fatto che gli Azath si sarebbero aspettati di ricevere Icarium e, non accontentandolo, l’hanno tradito, ma la casa non ha obiettato. Non avrebbe obiettato nemmeno se il suo padrone, Trono d’Ombra, avesse deciso di defecare davanti alla porta d’ingresso.
Rellock sta studiando le piastrelle del mosaico quando, finalmente, ha un’illuminazione: una delle piastrelle ha una linea screziata ed è praticamente uguale alla costa Kanese, dalla costa Quon verso Kan, fino a Cawn Vor, comprese le isole Kartool e Malaz. Su ogni piastrella c’è un pezzo di mappa, anche se non sono collegate tra loro; potrebbero essere le mappe dove sono situate tutte le case degli Azath. Non capendo come uscire da quel posto, decidono di proseguire, ignorando le mappe.
Pust è scomparso e a una decina di passi da loro scorgono un buco nel pavimento. È caduto di sotto e non si vede il fondo, anzi, le piastrelle sono spesse solo un paio di centimetri e appoggiano sul nulla. Decidono di proseguire ma se fossero rimasti, avrebbero visto una spessa nebbia gialla ricoprire il buco e il mosaico tornare al suo posto.
Apsalar rischia di cadere dentro un altro buco, dentro al quale sono già caduti Mappo e Icarium. Crokus la afferra per le caviglie e lui stesso viene afferrato da Rellock. Mappo e Icarium sono spariti. Fiddler è distrutto dall’idea di aver perso due uomini che ormai considera amici. Decide di legarsi agli altri, in modo che se uno di loro dovesse precipitare, gli altri saranno in grado di recuperarlo.
Dopo un migliaio di passi si fermano spaventati dalla presenza di tre enormi draghi sopra le loro teste. I tre draghi passano e se ne vanno senza degnarli di uno sguardo. I quattro li seguono con lo sguardo fino a quando li vedono tuffarsi in picchiata verso terra, fino a scomparire in un buco tra i tasselli del pavimento. Fiddler ripensa a Mappo e Icarium: il Trell non aveva motivo per seguirli fino alla Dimora Fantasma, cercava solo un posto tranquillo per curare il suo amico. Pust probabilmente è tornato al suo precipizio… quindi, quando raggiungi la tessera giusta, si apre un buco nel pavimento e ci cadi, raggiungendo il luogo desiderato. Di conseguenza, non resta che proseguire. Nessuno è morto, né Pust, né Mappo e Icarium. Il gruppetto è sollevato per i loro amici, un po’ meno per Pust.
Mentre procedono Fid pensa ai tre draghi e al fatto che non abbiano notato quattro esseri umani: avevano i loro affari da raggiungere e questo fa sembrare il mondo un luogo incredibilmente vasto ed indifferente alle loro esistenze, ai loro problemi, ai loro desideri… Fid si sente insignificante, pensa che sono tutti soli ed è utile conoscere l’umiltà per timore di essere sopraffatti dall’illusione del potere, eppure l’umanità è incline a quell’illusione.
I guerrieri di Korbolo Dom celebrano la vittoria. Blistig aveva dato ordine ai suoi soldati di occuparsi dei fuggiaschi. L’aria, però, è pregna di tensione perché tutti sanno che Coltaine, i Wickan e il Settimo avrebbero potuto essere salvati, se non fosse stato per Pormqual, un vigliacco al comando.
I giovani Wickan che avevano scortato i fuggiaschi, ora proteggono Nil e Nether con tutta la loro ferocia.
La Silanda ancora non è arrivata e la flotta di Tavore sarebbe arrivata tra una settimana. Sha’ik è in arrivo da Raraku e probabilmente Dom avrebbe iniziato un assedio.
Rel ha condotto Pormqual a palazzo, e stanno studiando un piano assetato di vendetta.
Duiker sta cercando di ascoltare il discorso di Blistig ma è distratto dai ricordi spiacevoli e dalla tristezza. Blistig lo costringe a prestare attenzione, strattonandolo per la camicia: fra meno di un’ora attaccheranno Dom perché Nethpara ha riferito che sono meno di diecimila uomini, inoltre ha accusato Coltaine di aver ucciso migliaia di fuggiaschi. Questa versione si sta già diffondendo tra le truppe e il desiderio di vendetta sta scomparendo. A Blistig è stato dato ordine di uscire nella retroguardia e difendere la città ma gli sono rimasti solo trecento uomini e non possono nemmeno fare affidamento sulle Spade Rosse perché sono state arrestate: Pormqual non si fida di loro.
Le truppe si stanno già schierando e Duiker decide di affrontare Nethpara, Mallick Rel e Pormqual.
Giunti da loro, il Gran Pugno intima lo storico di tacere, dopodichè gli ordina di accompagnarlo nella battaglia che si svolgerà tra poco. Conclusa questa, lo storico verrà arrestato, assieme a Nil e Nether: gli ultimi ufficiali dell’orripilante comando di Coltaine.
Duiker non può far altro che obbedire. Monta in sella al suo cavallo e tira un calcio in gola a Nethpara, uccidendolo. Esprime poi il desiderio di essere ucciso a sua volta a Pormqual ma lui, livido di rabbia, risponde che così sarebbe troppo facile. Duiker si volta verso Mallick Rel e, chiamandolo “Jhistal”, gli fa capire che vorrebbe uccidere anche lui.
Poco lontano, uno dei capitani della guarnigione di Blistig sente la parola “Jhistal” e si irrigidisce. È Keneb e ricorda di averla già sentita pronunciare. Non ricorda il contesto ma ricorda un campanello d’allarme. Deve andare da Blistig.
I cancelli si aprono e l’esercito si riversa all’esterno delle mura. È impossibile tornare indietro. Keneb inizia a correre e improvvisamente ricorda il contesto di quella parola.
L’esercito di Dom sembra ritirarsi ma imbraccia ancora le armi mentre la cavalleria di Pormqual procede all’accerchiamento. Duiker cerca di resistere al desiderio di osservare i corpi dei Wickan e del Settimo sparsi sulla collina. Quando Pormqual, soddisfatto, decreta che l’accerchiamento è completato, le truppe di Dom fermano la loro fuga e tornano indietro. Si sentono rumori di battaglia in lontananza e si fanno sempre più vicini. All’orizzonte compare la cavalleria ma non è quella di Pormqual, sono le tribù in aiuto a Dom.
Duiker osserva la scena: sono caduti nella più semplice delle trappole. Aren è senza difesa.
Pormqual è nel panico, Rel accusa Duiker di stregoneria e tradimento. Lo storico li ignora e continua a guardare la scena. La cavalleria di Pormqual è stata annientata.
Pormqual ordina l’uccisione di Duiker e Rel lo scongiura di farlo uccidere da lui.
In lontananza c’è una bandiera bianca e i due concordano di andare a vedere cosa propone il nemico. Ci va Rel che torna poco dopo.
Duiker, dopo aver analizzato la situazione, propone di respingere gli elementi a sud, in modo da ritirare verso Aren. Pormqual lo taccia ancora.
Rel spiega la situazione: Dom è stanco di spargimenti di sangue. Propone a Pormqual di deporre le armi ammassandole in un gruppo compatto al centro del bacino. Dopodiché i soldati verranno considerati prigionieri di guerra e trattati con misericordia mentre Rel e Pormqual verranno presi come ostaggi fino all’arrivo di Tavore quando verrà organizzato il loro onorevole ritorno.
Duiker libera il cavallo in modo che faccia ritorno ad Aren. È il minimo che può fare per lui.
Pormqual accetta e ordina di deporre le armi.
Dopo circa un’ora, quando l’esercito Malazan completamente disarmato popola il bacino, Dom si avvicina al Gran Pugno. Korbolo Dom è un mezzo Napam, piccolo e tozzo, peli del corpo rasati e parecchie cicatrici sulla pelle.
Lo Jhistal Mallick Rel si inchina a Dom e gli consegna l’intero esercito e la città di Aren in nome di Sha’ik.
Duiker lo interrompe: Aren non è stata presa. Il comandante Blistig è effettivamente rimasto indietro con due o trecento uomini. Non sono molti ma possono resistere ad un attacco per una decina di giorni, in attesa dell’arrivo di Tavore. Probabilmente Blistig ha liberato le spade rosse dalle prigioni, inoltre le alte mura della città sono impregnate di Otataral.
Il sacerdote lo colpisce violentemente sul volto e cadendo, Duiker sente qualcosa frantumarsi all’altezza dello sterno. Rialzandosi faticosamente, però, non vede nulla di rotto al suolo.
Dom lo riconosce come lo storico che accompagnava Coltaine. Gli promette che morirà come tutti gli altri soldati e Tavore sarà in ginocchio ancora prima di arrivare. Dom vuole uccidere anche l’arciere che ha tolto la vita a Coltaine ma di lui non c’è nessuna traccia. Probabilmente si è riunito a Blistig e ora è ad Aren.
Pormqual ancora non ha capito cosa sta succedendo e Dom non se la sente di lasciarlo morire onorevolmente come i suoi soldati, perciò ad un suo cenno il tulwar di un guerriero lo decapita. Il cavallo del Gran Pugno si spaventa e parte al galoppo con in groppa il suo cavaliere decapitato. A Duiker pare di udire l’aspra risata di un dio.
I soldati sono stati inchiodati ai cedri lungo la via per Aren. Ci è voluto un giorno e mezzo prima di sistemarli tutti. L’ultimo ad essere inchiodato è stato proprio Duiker, fissato in alto sul cedro, con chiodi ai polsi, alle braccia, alle caviglie e nella parte superiore delle cosce. Consapevole che il dolore fisico l’avrebbe accompagnato fino alla morte, così come le immagini di 10000 soldati inchiodati ad uno ad uno e lui costretto a guardare per quaranta ore di fila, lungo tre leghe, donne e uomini attaccati ad ogni spazio disponibile di quei tronchi.
Quando finalmente era arrivato il suo turno, lo shock iniziale era passato. Quando i chiodi entrarono nella carne, il dolore gli impedì di trattenersi e si sporcò dei suoi stessi escrementi. Ancora peggio quando gli tolsero la scala da sotto i piedi e il peso del suo corpo gravò sulle ferite.
Ormai è lì da un po’ di tempo e pensa che il peggio sia passato ma non è così. Il grido di dolore si è acquietato e i pensieri cominciano ad affollarsi creando consapevolezza. Pensa al fantasma dello Jaghut e al suo eterno dolore. Pensa alla porta di Hood, dietro la quale, ad aspettarlo, ci sono la soldatessa senza nome, Bult, List, Lull, Sulwar, Mincer e probabilmente Kulp ed Heboric. In questo mondo è solo, non c’è più nessuno per lui. Nella mente gli compare un volto spettrale con le zanne, carico di compassione e lo storico lo riconosce anche se non l’ha mai visto: è lo Jaghut. Duiker lo tranquillizza perché sa che non soffrirà per l’eternità come invece succede a lui, non tornerà mai più in quel luogo, non soffrirà mai più, Hood sta per dargli la sua benedizione. Il volto sfuma fino a svanire e l’oscurità scende su Duiker ponendo fine alle sue consapevolezze.
Chiedo scusa per la lunga assenza... ora portiamo a termine questo libro!