| La Ruota del Tempo è una saga epica: Jordan ha saputo creare un mondo vario, ricco di passato, personaggi e trame. Una storia grandiosa, che merita di essere letta, ma che non è esente da pecche. Io la conoscevo da tempo avendo letto in rete commenti e brani quando andavo in libreria, ma non ho cominciato la lettura se non quando l'ha presa in mano Sanderson. La morte di Jordan, quando è avvenuta, mi ha lasciato il dubbio di rimanere con qualcosa d'incompleto e quindi sono stato restio a prenderla. Quando ho letto Mistborn ho apprezzato Sanderson e saputo che avrebbe finito lui WoT, allora ho iniziato a leggerla, partendo da Presagi da Tempesta: per molti può non avere senso cominciare dal dodicesimo volume (alcuni si sono scandalizzati e offesi quando l'ho detto), ma già conoscevo la tipologia di storia e questo non mi rovina il piacere della lettura. Personalmente è stata la scelta giusta, perché così ho potuto apprezzare questa saga, perché se avessi cominciato con L'occhio del Mondo non sarei andato avanti nella lettura e non perché sa qualcosa di già visto (ma che poi evolve in altro), quanto perché alterna momenti epici a momenti di stanca, in cui si prova noia nella lettura: la storia fa fatica a ingranare. Cosa che si percepisce anche nel secondo, anche se in maniera minore. Poi con Il Drago Rinato (per me uno dei libri più belli della serie) WoT esplode e ci si fa coinvolgere davvero nelle vicende e nei personaggi. Un livello alto che si protrae anche nel quarto e quinto volume. Nel sesto qualcosa torna a incepparsi e si prosegue così fino al nono/decimo volume: succedono poche cose, le descrizioni si dilungano troppo, ma soprattutto Jordan diventa ripetitivo e logorroico con certi pensieri e atteggiamenti che si ha la voglia di dire basta e lanciare il libro contro il muro. Ci si stanca di vedere gli uomini che pensano che è impossibile capire le donne, che sono pazze, e viceversa: sono cose che si ripetono decine di volte per ciascun volume e diventa pesante da sopportare. Fosse stato più sintetico, Jordan avrebbe concluso personalmente la saga e non ci sarebbero voluti quattordici volumi (dieci sarebbero bastati direi). Con Sanderson la storia si risolleva, prendendo a scorrere in maniera migliore. Una piccola nota. E' normale che autori si ispirino ad altri autori e così ha fatto Jordan. La Caccia Selvaggia prende in parte dalla trilogia di Fionavar di Guy Gavriel Kay, così come praticamente ricalca in tutto uno scontro epico che si svolge in Memoria di Luce (solo che non arriva ad eguagliare il livello di Kay).
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