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| Se devo essere sincero non mi dispiacciono affatto le traduzioni dei nomi. Non sono campate in aria come si potrebbe pensare a prima vista. Ad esempio, parlo per me, Dujek un-braccio mi fa ridere, mentre Dujek il Monco mi piace. Danzatore suona meglio di Dancer, così come Violinista suona meglio di Fiddler.
Fin qui tutto bene, dove sta quindi la magagna? Il problema sorge quando si considerano i nomi tradotti nel contesto dei romanzi. Dancer è un nome più veloce da pronunciare (e leggere) di Danzatore e rispecchia meglio le caratteristiche del personaggio. Un-braccio e Monco, pur essendo quasi sinonimi, in realtà non lo sono. Un-braccio indica la mancanza di un braccio senza farlo pesare sul personaggio, infatti non abbiamo mai la sensazione che Dujek sia meno formidabile perchè ha un braccio solo, semmai è il contrario. Monco invece è di solito usato come termine dispregiativo in italiano e nei romanzi fantasy indica una figura losca, quindi non centra una cippa con il pg di Dujek. Violinista può essere un nome figo se preso fuori dal contesto dei romanzi, piazzatelo nelle storie e rallenterà ulteriormente la lettura e già la traduzione italiana è più lenta della versione originale. Inoltre se Fiddler può essere considerato il nome proprio per un lettore italiano, Violinista credo proprio di no, nonostante la maiuscola iniziale. I nomi affibbiati da Braven Tooth alle reclute partono si come soprannomi, ma con il termine delle esercitazioni diventano nomi propri dei personaggi.
Termino la mia analisi, forse la continuerò sul blog con un articolo approfondito. Resta il fatto che dopo decenni le case editrici italiane non hanno ancora imparato che i nomi propri dei personaggi non vanno tradotti e basta aggiungere una paginetta di glossario per spiegarli al lettore. Risparmierebbero soldi e tempo, non capisco perchè si ostinano a perpetrare questa pratica che mette tutti e sottolineo TUTTI in disaccordo con la casa editrice.
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