| All'inizio di ogni capitolo dei libri Malazan si può trovare una poesia, un proverbio, un detto popolare, riproduzioni di altri testi, canzoni, poemi epici e scorci sul passato. Ho deciso di riportare le “introduzioni” anche qui sul blog, perchè le ritengo importanti sia per il nuovo lettore, sia per i veterani. Al loro interno farete alcuni piacevoli scoperte sul mondo Malazan e sono sicuro che riuscirete ad apprezzarle anche se le poesie non sono il vostro forte. Sotto alla versione tradotta in italiano è presente la versione originale in inglese della stessa introduzione. In questo articolo copriremo l'introduzione n°1 al PROLOGO de “I GIARDINI DELLA LUNA”. Possibili SPOILER per chi non ha letto il capitolo corrispondente.
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I Giardini della Luna – Prologo 1
Ora che le ceneri si sono raffreddate, apriamo l'antico libro. Queste pagine sporche d'olio raccontano la storia dei Caduti, di un impero sconvolto, con parole prive di calore. Il focolare si è spento, il suo bagliore e le scintille della vita sono solo ricordi davanti agli occhi che si offuscano – che disposizione ha la mia mente, che sfumatura hanno i miei pensieri quando apro il Libro dei Caduti e respiro a fondo l'odore della storia? Ascoltate, allora, le parole che aleggiano su quel respiro. Questi racconti narrano di noi, ancora e ancora. Noi siamo la storia rivissuta, e questo è tutto, e non avrà mai fine.
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Now these ashes have grown cold, we open the old book. These oil-stained pages recount the tales of the Fallen, a frayed empire, words without warmth. The hearth has ebbed, its gleam and life's sparks are but memories against dimming eyes – what cast my mind, what hue my thoughts as I open the Book of the Fallen and breathe deep the scent of history? Listen, then, to these words carried on that breath. These tales are the tales of us all, again yet again. We are history relived and that is all, without end that is all.
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