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| Finito. Scara Bandaris si conferma interessante, così come lo è stato Gothos. Le sorelline disgraziate le assumerò come cuoche nella mia magione, mentre Errastas, Sechul Lath e Kilmandaros come muratori per costruirla. 1 Gate, 2 Sacerdotesse, 3 Figli dell'Oscurità. I numeri cambieranno presto, presumo. Ok, sto vaneggiando un po', ma un libro del genere invita a lasciar vagabondare il pensiero, anche se temo che già stasera avrò la testa spacciata dall'inizio di FoL. Tornando seri, la prima cosa che mi viene da dire è: "C...o se è cambiata la scrittura di Erikson". Nulla di paragonabile ai libri precedenti, e nemmeno a quelli di ICE. Per quanto la filosofia effettivamente sia tanta rispetto all'azione, non stona. È "Tiste", la si sente appropriata, così come non stupisce un pargoletto che presentandosi ad un eroe/simbolo/idolo irraggiungibile snocciola un rosario di disgrazie subite nella propria breve vita definendole "nulla di degno di nota, Sir". L'introspezione ha davvero raggiunto livelli fuori scala rispetto ai libri precedenti, e mi domando quanto e quanto duramente abbia dovuto lavorarci per tirar fuori certi trattati (perché alcune parti vanno prese così) sull'animo e sui valori di un popolo sull'orlo del disfacimento. Bravo Steven, ora pappa e poi via di FoL.
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