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Sul perché il quarto volume è troppo sottovalutato, possibili spoilers su tutto il volume

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view post Posted on 17/10/2017, 22:15     +3   +1   -1
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il sopravvalutatore

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Un aspetto sulla quale quasi tutti i lettori di Malazan concordano è l'oggettiva debolezza di questo quarto volume, bistrattato per alcuni limiti nonché stretto a tenaglia fra il perfetto "Memorie di ghiaccio" e l'inaspettato "Maree di mezzanotte".
"La casa delle catene" pare, insomma, quel tizio alle feste un pochettino introverso, silenzioso ed incapace di aggiungersi alla calca e contribuire allo spirito goliardico del momento.
Ecco, questo topic - scarsamente organizzato, mio marchio di fabbrica - tenterà di ribaltare un luogo comune e di convincervi che il quarto volume merita di stare assieme ai due titoloni citati poc'anzi.

Premessa: la rilettura è stata fatta approfonditamente per alcuni passaggi, non tutto il volume.

"La casa delle catene" è un volume romantico, quasi ingenuo nella sotterranea poetica che intercorre invisibile tra i personaggi, e che solamente in brevi frangenti esonda e travolge il lettore.
Ma lo fa in silenzio e tranquillità, con un garbo quasi opposto all'esplosività del terzo volume e la solidità della storia autoconclusiva qual è "Maree di mezzanotte".

1) La storia d'amore tra Cutter e Dolente, bollata in altri sedi un po' come la sit-com amorosa della situazione, è, in realtà, un'emozionante rapporto tra due anime imperfette, perennemente sfuggenti nel percorso comune; e capaci solo a tratti di comunicare in quel continuo processo di crescita che non fa sconti a nessuno.
Dolente corre, irreversibilmente, verso un baratro di follia derivante dall'incapacità di accettare le violenze che l'hanno resa adulta nel corpo e nello spirito; Cutter la insegue emulandone il medesimo percorso, abbracciando a più riprese le ferite e i compromessi che derivano da un ruolo ingrato come quello dell'assassino.
Il rapporto fra i due è uno scambio equo - dinamico, non statico - di ferite e consolazioni in cui l'amore passa attraverso bugie, a fin di bene, e dissimulazioni del prezzo che si sta pagando.
Ma l'amore non è anche dare tutto se stesso all'altro, forse anche a costo di annullarsi?
Questa visione dell'amore, così ingenua e sconsiderata per la propria dignità, per il proprio equilibrio interiore, non è la più bella fotografia di due ragazzi alla scoperta del mondo e di se stessi?

2) Il percorso di Karsa Orlong è un'altra punta di diamante del volume.
Assodato che il personaggio sia un ragazzo giovane e completamente "vergine" del mondo al di fuori delle pianure Teblor, l'aspetto più bello del feroce Toblakai è quella continua ricerca di giustizia ed equità nella comunità, più volte calpestata e trincerata dietro effimeri discorsi di "civiltà" e "necessità".
E la riflessione, estremizzata al massimo possibile, si estende sino a toccare l'intoccabile: gli Dei della sua terra.
Gli Dei si adeguano alle loro controparti umani (i Teblor, appunto): vocazione del sangue, ardente desiderio di conquista, prevaricazione del più debole, sacrificio dell'inadatto (si pensi ai bambini dati a Siballe, imperfetti dalla nascita) e nessuna domanda per una propria autonomia morale.
Il riscatto di Karsa parte quando incomincia a mettere in discussione, prima ancora del contesto in cui è nato e vissuto, la propria persona dentro quella realtà; e l'influenza che modelli imposti dalla nascita hanno sulle scelte che pensiamo di prendere in completa libertà.
Di più, la maturazione completa giunge quando si empatizza con il nemico - non lo si perdona, sottigliezza nel discorso - e si fa una scelta non tanto per mettere in discussione l'unico modello che è stato tramandato da sempre, quindi una semplice ripicca per reimpostarsi nelle gerarchie, ma una vera e propria ricerca di una scelta, anche contro la stessa morale, per un bene più grande.
Il mettere in discussione la propria morale per capire quello che sta fuori è un gesto coraggioso.
L'abbandono dell'anima di Siballe nelle acque, quindi l'eterno oblio, non risulta un gesto misericordioso per distaccarsi da errori altrui, dopo averli compresi, e rimediare anche ai propri?

3) La coppia Trull/Onrack, senza chiamare in causa nessuna anticipazione, è uno dei piccoli capolavori all'interno della saga.
I due personaggi sono entrambi spezzati - uno senza più i ricordi, l'altro costretto a perderli - e il loro percorso evidenzia un'affinità che travalica i retaggi culturali: l'integrazione è massima e ed il tutto diventa maggiore della somma dei singoli.
Il mondo cerca sempre di raggruppare e classificare per appartenenza: si vive in virtù di un obiettivo e senza di esso, mi spiace, non esistono seconde possibilità. A Trull è stata sradicata l'appartenenza ad una comunità; Onrack, senza più il clan, è uno strumento utilizzabile finché mostra la sua utilità.
Entrambe le società - Tiste Edur e T'lan Imass - basano l'esistenza sul soffocamento del proprio Io, stesso discorso di Karsa Orlong, e fanno in modo che il pensiero sia il più possibile allineato ad una volontà comune che persegua un obiettivo, senza ammettere nessun bivio, nessuna esitazione, nessun guizzo dello spirito.
Parliamo di un vero e proprio percorso per ritagliarsi una nicchia nel mondo e meritarsi una seconda possibilità.
La coppia che esordisce in questo quarto volume offre una vera e propria discesa interiore, un'avventura in cui i silenzi ed i taciti assensi appianano le differenze e predispongono una comprensione che travalica barriere di tipo razziale nonché differenze culturali.

4) Felisin viene sedotta da un un'infanzia positiva, almeno sulla carta; successivamente subisce tradimento dal proprio stesso sangue e si trova costretta a marcire in miniera affinché la sorella potesse mantenere la propria fiducia verso Laseen.
Dopo il veggente, Felisin è un altro di quei mostri che vengono plasmati da colpe altrui, le quali trovano sempre giustificazioni per cause di forza maggiore. Il percorso autodistruttivo di Felisin è legato, con un fil rouge, alla premura verso la sua controparte giovane.
L'innocenza, in quanto tale, diventa virtù e privilegio, appannaggio di pochi fortunati. L'accettazione incondizionata del proprio ruolo di carnefice - sfrutto voi carnefici perché ho potere di vita e di morte su di voi - è una vendetta che cova in seno una sconfitta già scritta in partenza: non mi mostro migliore degli altri perché ho i mezzi per fare loro del male. Felisin sacrifica la lotta interiore che possa far prevalere ragionevolezza e buon senso; infine preserva l'innocenza esterna per poter giustificare il male perpetrato e cercare di tastare con mano il "cosa sarebbe stato se...".
La resa di Felisin è una scelta deliberatamente autodistruttiva per non giustificare quel mondo; di più, dimostra che quel mondo non vincerà contro di lei e su tutto quello che simboleggia ciò che è stato perduto.

5) I Battitori liberi sono l'interessante rovescio della medaglia: il male visto da un'ottica benevola. Si mostra fiducia verso il virtuoso, verso l'individuo che promuove compassione e generosità? Sì, ma solo se questo ci riguarda. Un punto importante dei Battitori Liberi è proprio questo: l'egoismo per sé.
Noi aneliamo al benessere, l'equilibrio interiore ed un motivo per dare senso al nostro vivere. Non amiamo chi fa del bene agli altri, giacché questo non implica automatica fiducia; amiamo chi fa del bene a noi, che non abbiamo più la forza di badare a noi stessi. I battitori liberi non desiderano l'oblio perché, per quanto menomati e rotti, hanno ancora dentro la scintilla necessaria per desiderare e mettere in pratica la volontà di potenza. Trull e Onrack intraprendono da soli questo percorso, forse trovando un rapporto equo in cui la necessità di entrambi diventa forza e non più un limite; i Battitori, al contrario, abbandonano la ricerca dell'obiettivo - vuoi per paura, vuoi per smarrimento - e si espongono pericolosamente alla riconoscenza verso un'entità non benevola.

6) la dea dell'apocalisse è un altro aspetto che depone a favore del volume. Se è vero che la genesi del male spesso ha origini banali (un tradimento amoroso, cosa c'è di più noioso?), assume una valenza inquietante la vendetta che la Dea abbatte sugli umani, questi ultimi considerati quasi dei figli illegittimi di un amore adultero: Onrak e Kilava come dei novelli Adamo ed Eva. Difatti, se si pone attenzione a qualche dettaglio sparso qui è là, si evince che l'albero genealogico prevede gli Eres come antenati; a seguire gli Imass - almeno quelli che non hanno fatto voto di immortalità - che daranno origine agli umani. Di qui l'accanimento della dea nel cercare di costruire un conflitto a due poli (Impero e Rivoluzione) per deflagrare tutto, in nome di una vendetta a titolo personale contro ipotetici figli illegittimi di un tradimento.

Edited by Carsit - 31/5/2020, 07:13
 
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view post Posted on 18/10/2017, 20:44     +2   +1   -1
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Ottimo post Carsit complimenti.
Io non ho mai schifato o considerato debole "La Casa delle catene", ma comunque il problema, come dici bene anche tu, è che rimane soffocato dal movimentato e epico Moi, quasi da tutti considerato tra i migliori, e lo strano MT, spiazzante, denso in maniera differente da un normale fantasy e che invece ha critiche contrastanti tra i lettori ma appunto per questo forse più discusso della Casa.

Sempre detto che la storia di Karsa in La Casa vale da se un libro superiore alla media circolante nel genere, la tragedia finale di Felisin, che coinvolge anche chi l'ha praticamente fatta nascere e senza che ne sappia nulla, finale ancor più tragico anche se Erikson non ci insiste sopra, convinta forse che la sorella sia ancora viva e fuggita chissà dove, Trull e Onrack appunto, una storia di bella amicizia tra diversi ma cosi simili nel destino, come Erikson sappiamo che sa piazzare spesso dentro, ma anche la nascita di quella strana armata che sono i cacciatori di ossa.
Non sono molto d'accordo sui battitori liberi come uno dei punti di forza del libro.

Ma ... gente io devo rileggere e son pigro (:() se continuate con queste analisi dei libri e episodi vari mi vien da pensare che davvero, e al più presto, devo iniziare questa benedetta rilettura, sia mai che rivaluto ancor di più La Casa delle Catene anche grazie a queste tue osservazioni :sisi:
 
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view post Posted on 18/10/2017, 21:28     +1   -1
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Vedrai quante belle sorprese ti riserberà la rilettura :)
 
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view post Posted on 18/10/2017, 21:36     +1   -1
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E si l'ho già visto anche se solo per qualcosa dei Giardini e per i Segugi, complice una prima lettura fatta un po male ma praticamente ho completamente ribaltato il giudizio sul libro e una sua eventuale posizione in classifica Malazan, e non solo Malazan, dal fondo ai primi posti :ahsisi:
 
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Francesco Agapito Mariani
view post Posted on 19/10/2017, 23:40     +1   -1




A me non è piaciuto molto il finale , mi aspettavo una battaglia epica in mezzo alle dune invece niente di che , i punti di forza per me sono stati Karsa Orlong e Kalam
 
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view post Posted on 20/10/2017, 08:19     +1   -1
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il sopravvalutatore

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Sì, diciamo che la mia riflessione andava più lontano rispetto allo scontro conclusivo di questo volume, che comunque veicola dentro di sé il profondo dramma di due sorelle unite dal sangue e divise dalle vicissitudini.
Come è stato detto da Unexist durante la rilettura, il quarto volume non poteva beneficiare di un finale esplosivo come quello del terzo: l'armata di Tavore è appena nata.
 
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view post Posted on 20/10/2017, 08:30     +3   +1   -1
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Anche io capisco chi avrebbe voluto uno scontro epico finale tra le due sorelle, ma Erikson lo sappiamo, non si ripete quasi mai due volte. Inoltre il fatto che sia finito con un anti-climax di questo genere, rende il finale per certi versi ancora più drammatico e malinconico.
Per quanto La Casa delle Catene sia un volume "in mezzo", e ne soffre per alcuni aspetti, apre tanti spunti e abbiamo modo di approfondire tanti personaggi. Le parti meglio riuscite sono quelle di Karsa e del rapporto tra Trull e Onrack. Ce ne sono sicuramente altre, ma è davvero troppo tempo che non rileggo questo volume.
 
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lettoreignorante
view post Posted on 22/10/2017, 23:15     +5   +1   -1




CITAZIONE (Dolph Slash @ 20/10/2017, 09:30) 
Per quanto La Casa delle Catene sia un volume "in mezzo"

Ecco, credo che il problema sia tutto qui.
Alla prima lettura si pensa - inevitabilmente - che HoC sia un volume "in mezzo".
Invece, se lo si rilegge dopo TCG, si capisce che è il primo.
O almeno, il primo dell'arco narrativo principale.

Gli altri tre sono solo un lungo, esaltante preludio: la fine di un'epoca leggendaria.

Con il quarto entrano in scena tutti i veri protagonisti, Karsa e i futuri Cacciatori d'Ossa. Ma entrano in scena anche tutti i veri antagonisti, quelli che vedremo in azione solo in TCG:
- i Forkrul (Calm/Quiete, liberata da Karsa, aprirà il prologo di TCG)
- i Liosan
- Korabas
- gli Dei Antichi (uno di loro fa qui la sua comparsa sotto mentite spoglie, però lo si deduce da una battuta incomprensibile alla prima lettura... Erikson è un vero bastardo!!!)


Tutto ricomincia da capo. E allora ha senso che le prime centinaia di pagine siano dedicate a questo barbaro esaltato quanto ingenuo... in fondo, non così diverso da quelle inesperte reclute che si stanno incamminando attraverso Sette Città, verso un destino altrettanto ignoto...
 
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view post Posted on 23/10/2017, 10:33     +2   +1   -1
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il sopravvalutatore

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Esatto, il quarto è il depositario principale dell'apertura di saga; i primi tre sono soltanto la chiusura di un'era, quella degli Arsori di Ponti, che noi conosciamo solamente nella fase crepuscolare.
 
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view post Posted on 27/10/2017, 14:48     +3   +1   -1
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Interessantissima questa visione sul quarto volume!
A me è rimasta impressa nella menta la scena dell'epilogo con Trull e Onrack,una tra le mie preferite.
 
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view post Posted on 30/10/2017, 17:52     +1   -1
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Pensavo di aver risposto, ma evidentemente sono troppo disturbato di testa per esser lucido <3
Sì, diciamo che ho cercato un approccio più romantico a tutti quei percorsi psicologici che sottraggono, me ne rendo conto, spazio a passaggi più roboanti ed esplosivi. Non so, l'ho trovato un modo carino per cercare di rivalutare un volume che porta in sé tanti dettagli per i volumi successivi nonché delle "discese" introspettive davvero ragguardevoli.
 
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view post Posted on 14/3/2018, 12:42     +3   +1   -1
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Finito da poco, lo reputo fantastico.
Sorvolando sulla traduzione delle ultime 200 pagine... per me (se si esclude il richiamo all'epica antica in MOI) come romanzo è superiore al precedente: scritto meglio, sopratutto nel ritmo che aiuta a valorizzare pathos e azione, per non parlare della chiusura delle sottotrame, drammatica e/o positiva che sia.
Tranne ovviamente le storie di coppia, come al solito adolescenziali (ma a quanto pare è così in tutta la saga).
Per me HOC è un capolavoro.
 
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view post Posted on 14/3/2018, 19:09     +1   +1   -1
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Sono contento che non ci siano solo "detrattori" dell'opera :)
 
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view post Posted on 15/3/2018, 10:26     +2   +1   -1
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Mi iscrivo al partito dei sostenitori di HOC.
E ringrazio gli utenti del sito che in vari topic hanno chiarito che l'ultima parte soffre di una traduzione diversa.
L'ho finito con la sensazione di aver perso un po' il filo di alcune cose... Pensavo fosse "colpa" mia o della molta carne al fuoco. Ma evidentemente la traduzione non aiuta.
Detto ciò resta un ottimo capitolo della saga.
Ps: sto finendo Maree!
 
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view post Posted on 17/3/2018, 02:58     +5   +1   -1
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CITAZIONE (Cantafavola @ 14/3/2018, 12:42) 
.
Finito da poco, lo reputo fantastico.
Sorvolando sulla traduzione delle ultime 200 pagine... per me (se si esclude il richiamo all'epica antica in MOI) come romanzo è superiore al precedente: scritto meglio, sopratutto nel ritmo che aiuta a valorizzare pathos e azione, per non parlare della chiusura delle sottotrame, drammatica e/o positiva che sia.
Tranne ovviamente le storie di coppia, come al solito adolescenziali (ma a quanto pare è così in tutta la saga).
Per me HOC è un capolavoro.

Anch'io sono tra i sorpresi dal valore di questo libro, come ho già scritto. Avevo scarse aspettative e invece mi son travato davanti ad un romanzo scritto bene, ricco di rivelazioni e con un finale tutt'altro che anticlimaxtico come veniva descritto. E' sul livello degli altri.

Non sono d'accordo però sul fatto che sia scritto meglio di Memorie. Memorie, a differenza di HoC, ha una struttura narrativa perfetta, grande omogeneità generale, compattezza e un'eccelsa capacità di far convergere linee narrative apparentemente distanti tra loro chiudendole alla perfezione (con uno schema ciclico) nel finale maestoso che possiede. Il finale di HoC ha più ruolo d'apertura di scenari futuri piuttosto che di chiusura. E' un romanzo più dispersivo e di transizione (sulla scia di DG), mentre MoI si può leggere quasi come romanzo a se stante. Strutturalmente Memorie è a mio avviso un manuale di come debba essere scritto un gran fantasy classico/epico. Inoltre è il libro che sancisce la maturità stilistica dell'autore, che nei due precedenti qualche piccola lacuna la lasciava intravedere. E per finire, contiene il momento di scrittura più alta fin ora raggiunta da Erikson (a livello di narrazione e profondità) che è Capusten.

Detto questo, HoC gli sta solo qualche gradino sotto, perché è un gran bel libro. (ovviamente imho)
 
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