| Il settimo volume, inutile nasconderlo, è stato seppellito di letame dall'inizio alla fine; nemmeno il finale è riuscito a riabilitarlo, nonostante sia la convergenza più devastante della saga (manco il pallottoliere è stato sufficiente a registrare la miriade di morti spalmate una pagina sì e l'altra pure). In questo topic, con la mia solita anarchia poco raffinata, cercherò di costruire un piccolo compendio di qualità che - spero - possano far rivalutare l'intera esperienza di lettura.
1) La dignità dei vinti
Abasard, indebitato di Drene, perisce di fronte all'invincibile Maschera Rossa per dinamiche belliche a lui completamente estranee; ma la morte repentina non preclude una tanto poetica quanto inaspettata visione della volta celeste, costellata da misteriosi puntini luminosi che lasciano intravedere le potenzialità della vita. Beak, mago del quattordicesimo esercito, avente un talento naturale nella manipolazione di praticamente tutti i Sentieri, si immola per il bene comune dell'armata. Non pondera il prezzo da pagare né anela ad un'effimera gloria da vivere nei brevi istanti di vita rimasti; semplicemente accetta il proprio ruolo e si estingue. Taralack Veed, strumento in mano agli innominati, esercita una potente autocritica sul proprio vissuto e, per la prima volta dopo tanti decenni passati senza scegliere né adottare coraggio per abbracciare il libero arbitrio, scopre i rimpianti di tutto ciò che sarebbe potuto essere. Tutti e tre questi personaggi sono caduti per differenti motivi, ma quello che li accomuna è un piccolo lascito che testimonia ciò che è invisibile ai più: non serve l'approvazione esterna, un carisma trascinante o poteri illimitati per poter vivere una vita che lascia spazio alla sorpresa di una prospettiva cambiata, una riflessione oltre l'apparenza, oppure la forza di poter cambiare il proprio microcosmo per le persone con la quale l'abbiamo condiviso.
2) Il prezzo del potere
Rhulad Sengar e Maschera Rossa detengono entrambi un potere dall'influenza vasta, potenzialmente sterminata. In comune hanno il campo di battaglia sulla quale si giocano il controllo delle terre del continente di Lether; a dividere le due figure sono i retaggi culturali e le dinamiche belliche. Maschera Rossa incanala il suo fallace senso d'appartenenza nonché i complessi d'inferiorità in un "incarico" pericoloso che accumula aspettative e necessità di risultati con minimi margini d'errore; Rhulad Sengar tende a esacerbare la sua alienazione familiare, esaspera il disperato tentativo di ribaltare gerarchie e sconfina in un percorso irreversibile che divora il fisico e la mente. Entrambi sacrificano il libero arbitrio e si affidano al potere, ma senza comprendere che il tutto ha un prezzo. Sacrificare la possibilità di scegliere in completa autonomia è l'imposizione del potere, ma nella vita ci sono aspetti che non possono e non devono contemplare il compromesso.
3) La compagnia affiatata
Erikson disintegra il cliché dell'high fantasy che vuole la compagnia, compatta e unita, diretta verso l'obiettivo comune. Fear Sengar, Kettle, Seren Pedac, Clip, Wither e Silchas Ruin sono tutti individui che tirano acqua al proprio mulino, in primis, e solo in seconda battuta tentano di instaurare il dialogo con l'altro. Esplicativo, il tal senso, il sottile scontro silente tra Fear Sengar, depositario di una società a brandelli, disperatamente aggrappata a menzogne storiche per non doversi specchiare nel fallimento collettivo, e l'imperscrutabile Silchas Ruin, condottiero degli Andi nonché primo alleato del mefistofelico Scara Bandaris, ai posteri ricordato come Padre Ombra. Da una parte la necessità di riabilitare il leader degli Edur, il quale deve aver intrapreso un percorso di redenzione affinché i sensi di colpa della società Edur cessino; dall'altra un guerriero pericolosamente in bilico tra una fittizia vendetta da consumare e la necessità di celare la bieca scelta dell'aver rifuggito ogni responsabilità verso il suo popolo. Curioso come la storia, al termine di tutto, non assolva né Fear Sengar né Scara Bandaris né Silchas Ruin.
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