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Confronto tecnico-stilistico con i Giardini della luna

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view post Posted on 25/11/2017, 08:40     +5   +1   -1
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Sergente

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Ho da poco terminato la prima lettura della Dimora, e già iniziato Memorie di Ghiaccio di cui ho letto circa 180 pagine. Volevo anch’io come altri esprimere le mie considerazioni su questo inizio di saga delineando somiglianze e differenze tra i primi due libri, stili e tematiche e quindi in definitiva, la mia opinione.

Inizio con il ribadire, come fatto nel topic di presentazione, quanto importanti siano le premesse ricevute,nel mio caso online, sulla struttura della saga in questione. Complessità, nebulosità, inizi in medias res, narrazione su decine di punti di vista multipli e necessità di pazientare per ricevere risposte e soddisfazione. Tutte fondamentali per non arrendersi alle prime difficoltà, per non storcere il naso davanti ad alcune scelte, e quindi per non mollare la saga nel suo esordio. Quindi apprezzo e condivido i tentativi della community di allargarsi e propagandare il più possibile l’epopea di Erikson facendo buona informazione sulle sue caratteristiche. Forse proprio per merito di tali premesse devo dire di aver trovato durante la lettura meno difficoltà di quanto mi aspettassi.

Inizierei da un’analisi tecnica della scrittura di Erikson, che mi ha profondamente sorpreso. Anticonvenzionale e distante da qualsiasi forma di ammiccamento al marketing e alla captatio benevolentiae nei confronti del lettore. Erikson non racconta ciò che il lettore vorrebbe sentirsi dire. Nessuno schema preformato, nessuna necessità di spiegare nel dettaglio le tante vicende narrate, nessuno strumento narrativo atto a generare nel lettore un meccanismo di lettura passiva, così tanto diffusa nel genere. Se c’è una cosa che ho spesso criticato al fantasy moderno è la sua incapacità di offrire potenzialità di riflessione al lettore. Il fantasy si limita ad un’attività passiva d’estraniazione e immersività. Ovviamente ci sono le eccezioni, alcune delle quali di certo non conosco, ma Erikson è probabilmente l’eccezione massima a questa regola. Impossibile immaginare una lettura passiva del libro Malazan dei Caduti. Lo stile dell’autore ti spinge a mantenere costantemente acceso il cervello, a ragionare, teorizzare, speculare su quel che è stato e su quel che sta avvenendo, lavorare mentalmente per connettere i fili, per ricostruire il quadro delle vicende in attesa delle risposte che arriveranno (o forse no) dopo molte pagine o alcuni libri. Questa per quanto mi riguarda è la più grande qualità della saga perché fa si che MBOTF sia una saga LETTERARIA già nella forma, senza bisogno di soffermarsi sulla sostanza (sulla quale ci sarebbe anche molto da dire).
Poco intrattenimento (passivo), tanta letteratura.

Nel merito di questi primi due libri (che sono una percentuale scarsa del totale, ma sufficiente ad esprimere una prima analisi), lo stile dell’autore migliora in maniera netta nel secondo volume rispetto al primo, premesso che i Giardini, per essere un romanzo di esordio di un autore che al tempo della scrittura non era neanche tale, si dimostra un gran romanzo. E’facile parlare dei difetti oggettivi che ha quel libro, ma non si parla mai di quanto sia comunque ben scritto per essere un’opera così immatura. L’intreccio è appassionante, complesso ma mai caotico. La sensazione di perdersi sovviene solo se si spegne il cervello, mentre una lettura attiva dà la sensazione di trovarsi in un quadro nebuloso ma definito. Più di una volta mi è toccato tornare indietro di decine e pagine per rileggere passi e momenti che potevo reinterpretare alla luce delle nuove informazioni ottenute, e questo meccanismo si mantiene anche tra libro e libro, generando quindi di fatto l’enorme potenziale di rilettura che questa saga possiede.
Vediamo un po' i difetti oggettivi che io ho riscontrato e di cui ho notato netto miglioramento nel secondo libro.

1) DESCRIZIONI . Scarne per non dire assenti nei giardini, che di fatto è un romanzo costituito da sola azione (con azione intendo anche un semplice dialogo, ovvero un evento dinamico che manda avanti la storia). Ho apprezzato concettualmente questa caratteristica che fa in modo che finalmente ci si possa trovare davanti a libri enormi ma non costituiti di un buon 30% di descrizioni dilungate all’inverosimile per mere esigenze di mastodonticità. Concetto apprezzabile ma estremo nei giardini, che soffre di una troppo netta assenza di elementi descrittivi, con la conseguenza di creare situazioni che il lettore non riesce minimamente a immaginare. La Dimora riprende il concetto portandolo a maturazione. Le descrizioni restano secondarie rispetto allo sviluppo narrativo ma sono presenti, ben distribuite e scritte bene. I luoghi, i personaggi e le situazioni della dimora fantasma risultano più chiare e stilisticamente Erikson ci dona alcuni passaggi descrittivi di rara bellezza.

2) SCENE D’AZIONE. Direttamente collegato al punto precedente, dato che la scena d’azione è in fondo una descrizione (dinamica). Questo è a mio avviso il difetto stilistico più eclatante dei giardini. Le scene d’azione sono scritte male, confusionarie e costringono il lettore a rileggere più volte le stesse frasi per capire come si svolge l’azione. Con la dimora il miglioramento tecnico in tal senso è straordinario. L’azione nelle tante, tante scene di battaglie, scontri, fughe o pericolo è più chiara e ordinata, e a parte qualche piccola eccezione non ho mai dovuto rileggere gli stessi passi per comprenderli. Significative in tal senso che splendide scene di guerra della Catena dei Cani (punto più alto del romanzo) o le tante scene d’azione riguardanti Kalam, la cui sottotrama è forse la più avventurosa (in senso classico) del romanzo.


3) DIALOGHI. Come per il punto numero 1, il modo in cui Erikson immagina e struttura i dialoghi è un altro dettaglio stilistico che ho adorato. Immaginate di trovarvi ad ascoltare un dialogo tra due persone che parlano di cose che riguardano loro 2. Vi aspettate che, nel parlarne, inizino da Adamo ed Eva spiegando per filo e per segno ogni dettaglio della situazione di cui stanno parlando? No, non sarebbe realistico. Nei romanzi Fantasy il dialogo diventa uno strumento narrativo per spiegare al lettore ogni dettaglio di ciò che sta avvenendo. Erikson immagina i dialoghi in maniera più matura, lasciando parlare i personaggi come se fossero reali, senza imporre loro l’esigenza di spiegare ogni particolare di ciò di cui stanno parlando. Realismo e complessità. Il problema è che, come per i precedenti due punti, nei Giardini tutto ciò è esageratamente esasperato, e il risultato è che molti dialoghi risultano eccessivamente enigmatici, quasi fossero indovinelli. A tratti quindi appaiono macchiettistici, mentre anche questo difetto si perde con la Dimora, che pur senza stravolgere l’impostazione criptica di base del dialogo, ci regala conversazioni realistiche, originali e scritte come Dio comanda.
In definitiva, tecnicamente un romanzo molto migliore del primo.

Non concordo invece con le critiche alla struttura narrativa dei giardini , meno lineare si, ma non disordinata. E’ un romanzo costruito bene, con il focus che si sposta di libro in libro dagli eventi di Pale (e dintorni) a quelli interni di Darujhistan fino a farli convergere entrambi nel finale. Finale che, tra l’altro a me ha soddisfatto. Non c’ ho riscontrato la confusione che han trovato alcuni, anzi, l’ho trovato ricco di spunti di visionaria bellezza. Certamente non è un finale profondo o emozionante come quello del romanzo seguente, ma è un buon finale.

Altro elemento tecnico che sto amando è la totale assenza di flashback, strumento narrativo che dovrebbe servire a caratterizzare al meglio i personaggi, permettendo al lettore di conoscere il passato di quest’ultimi, ma che di fatto ha molto più spesso la funzione di creare digressioni e allungare la mole di pagine del libro. Erikson non sa cosa siano i flashback, non li usa ed è una scelta coerente con la struttura della saga. Niente digressioni, nessuna interruzione degli sviluppi nerrativi (che rallenterebbero fin troppo una narrazione tanto complessa e già di suo mastodontica), ulteriore alone di mistero sui personaggi di cui leggiamo. Questo ha l’unico difetto di portare ad una caratterizzazione dei personaggi non eccelsa a mio avviso, o quanto meno rallentata nei suoi sviluppi. Ma d'altronde io penso che il focus principale dell’autore in questi libri non sia mai sui personaggi quanto sul mondo che li circonda, e questo è un altro dettaglio del quale si potrebbe parlare veramente a lungo, perché emblematico del taglio antropologico che Erikson vuol dare al suo capolavoro: I personaggi come pedine di un macrocosmo ciclico (la storia, l’aggregazione di individui in civiltà e le dinamiche che ne scaturiscono) che ripetendosi instancabilmente logora e stravolge le singole esistenze.

A livello di contenuti, senza soffermarmi sulle singole trame, sui dubbi che naturalmente nutro ma per la quale ho pazienza di attendere che le risposte vengano da sè, quel che si può dire della Dimora fantasma è che è un libro decisamente più profondo del precedente. Il livello di epicità, pathos, empatia, drammaticità, sofferenza, crescita e distruzione che raggiunge la trama della Catena dei Cani è emblematico di quanto un romanzo fantasy possa essere profondo e letterario. La guerra del mondo di Erikson è la nostra guerra, con la sua ciclicità, la sua inutilità, la sua spirale di devastazione e logoramento, la sconfitta perenne, che riguarda vinti ma anche vincitori, lo smarrimento e la perdita di se stessi. Inutile citare quanti bellissimi spunti di riflessione possano citare pagine come quelle, che son sicuro si ripeteranno ancora ed ancora nei libri prossimi.

Detto ciò io mi fermerei perché mi son dilungato anche troppo, si potrebbe scrivere all’infinito su questi due bellissimi libri, ho tralasciato una marea di argomenti! Ma ci sarà tempo per discuterne.
Chiudo dicendo che a livello soggettivo in realtà i Giardini mi son piaciuti tanto quanto la Dimora, nonostante gli evidenti difetti oggettivi d’immaturità. Resta secondo me un libro bellissimo pieno di spunti immaginifici di grande livello. Un libro visionario.
 
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view post Posted on 25/11/2017, 10:24     +1   -1
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Una delle recensioni più belle che ho letto fino ad ora.

Il problema dei Giardini è l'immaturità di Erikson quando l'aveva scritto, sfido qualunque altro autore tra cui GRRM e Sanderson a presentare i loro primi romanzi (probabilmente nemmeno pubblicati perchè orribili) ed essere al livello dei Giardini.

Detto ciò i Giardini pur essendo un'ottima lettura, specialmente se li si rilegge, non sono neanche lontanamente al livello dei successivi. Hanno molti problemi, non ultimo il fatto di avere problemi di continuity, più del solito almeno. La scrittura è a tratti incerta e confusa e la caratterizzazione dei personaggi è molto scarsa a parte pochissimi come Anomander.

Già dalla Dimora il livello qualitativo si impenna, per trovare il suo apice in MoI e BH per le trame lineari e in MT e TTH per la filosofia.

Ma alla fine hai parlato quasi solo dei Giardini, sarei molto interessato ad una tua opinione più approfondita sulla Dimora :)
 
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view post Posted on 25/11/2017, 15:57     +1   -1
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Bel post, da sottolineare tutto direi, io metto solo alcune righe quotandoti qui e la.

CITAZIONE (Tír Na nÓg @ 25/11/2017, 08:40) 
Anticonvenzionale e distante da qualsiasi forma di ammiccamento al marketing e alla captatio benevolentiae nei confronti del lettore. Erikson non racconta ciò che il lettore vorrebbe sentirsi dire.
Se c’è una cosa che ho spesso criticato al fantasy moderno è la sua incapacità di offrire potenzialità di riflessione al lettore. Il fantasy si limita ad un’attività passiva d’estraniazione e immersività.

Si concordo, ci può stare la critica secondo cui lui spesso voglia fare il Dostoevskij del fantasy, ma è una critica negativa?
Assolutamente no, a mio parere è invece proprio quella la strada che un certo fantasy adulto debba seguire, me ne frego della moda del "nudo e crudo" per fare adulto di un certo fs di questi anni.
Voglio contenuti non ca..ate e bestemmie o sesso e crudeltà fini a se stessi e solo appunto per "far figo, adulto e moderno", si sta solo sfruttando un solo aspetto di Asoiaf e solo per il successo televisivo da questo ottenuto, aspetto che aveva ragione di essere nelle cronache di Martin coso ma che non ne ha come moda e se solo appunto fine a se stesso e per stare sull'onda.
Quindi si, non potrei non quotarti, apprezzo moltissimo anche io un fs cosi impostato, aggiungo che era ora arrivasse, e adoro come cerchi di farlo Erikson, non che sia l'unico, ma nel suo modo, contesto di fs e insieme di caratteristiche è unico.

CITAZIONE (Tír Na nÓg @ 25/11/2017, 08:40) 
1) DESCRIZIONI . Scarne per non dire assenti nei giardini, che di fatto è un romanzo costituito da sola azione (con azione intendo anche un semplice dialogo, ovvero un evento dinamico che manda avanti la storia).

Tieni presente che se è vera la loro dichiarazione i Giardini è nato come script per un eventuale film o simile, questo spiegherebbe alcune sue impostazioni, è anche vero che al momento della sua seconda pubblicazione, appunto come primo libro della saga, Erikson ha avuto la possibilità di correggerlo e non l'ha fatto e anche questo fa pensare.

CITAZIONE (Tír Na nÓg @ 25/11/2017, 08:40) 
3) DIALOGHI. Come per il punto numero 1, il modo in cui Erikson immagina e struttura i dialoghi è un altro dettaglio stilistico che ho adorato. Immaginate di trovarvi ad ascoltare un dialogo tra due persone che parlano di cose che riguardano loro 2.

È una cosa usata da alcuni e cosi dovrebbe essere, ma va be esigenze e stili.
È anche quello che Erikson sta spiegando nel suo breve corso sulla caratterizzazione sul suo nuovo sito di Facebook, e a questo proposito, e cioè appunto perché stesse facendo questo corso che poi sono cose che chiunque si informi un poco di scrittura dovrebbe già sapere, io gli avrei fatto volentieri una domanda avendone la possibilità.

CITAZIONE (Tír Na nÓg @ 25/11/2017, 08:40) 
Questo ha l’unico difetto di portare ad una caratterizzazione dei personaggi non eccelsa a mio avviso, o quanto meno rallentata nei suoi sviluppi. Ma d'altronde io penso che il focus principale dell’autore in questi libri non sia mai sui personaggi quanto sul mondo che li circonda

La seconda che hai detto e cioè una caratterizzazione più "rallentata nei suoi sviluppi", ma anche qui rispecchia un certo modo di vedere stile e scrittura e si riallaccia a quanto ho scritto sopra e a quanto affermi sulle descrizioni, insomma imparerai chi sono o come sono i personaggi di Malazan cosi come impari a conoscere la gente nella vita reale, un poco alla volta e moltissimo dalle loro azioni e dialoghi.
Mi piacerebbe risentire cosa ne pensi tra qualche libro dei suoi personaggi ;)

CITAZIONE (Tír Na nÓg @ 25/11/2017, 08:40) 
Chiudo dicendo che a livello soggettivo in realtà i Giardini mi son piaciuti tanto quanto la Dimora, ...

La dimora ha uno stile più "normale" da autore e libro, poi ha la Catena dei cani che è notevole e da sola ne basterebbe la lettura, ma anche io mi sono innamorato di Malazan già dai Giardini, dalle sue potenzialità e "strane" caratteristiche :sisi:
 
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view post Posted on 25/11/2017, 17:26     +1   +1   -1
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Ti ringrazio per le belle parole Unexist! Concordo su quel che dici , è un libro che ha degli evidenti difetti, ma che per l'appunto sorprende lo stesso per essere un'opera prima. Segno del talento di Erikson, capace di soppiantare all'inevitabile inesperienza nel mestiere.

Curiosissimo di arrivare a leggere i libri più filosofici della saga, ho intenzione di leggere un libro di seguito al'altro senza interruzioni, e per quanto io non abbia moltissimo tempo spero di avanzare rapidamente.

Per quanto riguarda la Dimora, al di là degli aspetti tecnici sui quali ho detto la mia, entrando nel merito dei fatti narrati, ho già detto qualcosa sulla catena dei cani di Coltaine che da sola certamente vale il prezzo del libro.
A mio avviso questo libro ha una struttura su due binari: nel primo la vicenda di Coltaine narrata da Duiker, che si muove di fatto indipendentemente da tutte le altre questioni (eccetto per la missione del salvataggio di Heboric) tratteggiando la prima vera vicenda military fantasy della saga; nel secondo tutte le altre vicende legate a Raraku e al sentiero delle mani, che pur essendo narrate da punti di vista differenti ruotano attorno a questioni simili e convergono tra loro più volte.

Sulla grandiosità della catena dei cani mi sono espresso. Coltaine è un personaggio che simboleggia benissimo quel mancato focus sui personaggi di cui parlavo nel primo post. Altri autori avrebbero scritto pagine e pagine e pagine su un personaggio tanto carismatico, con flashback, digressioni, aneddoti sul suo passato ecc ecc. Erikson non lo fa, e dimostra come si possa costruire un gran personaggio concorde con la struttura tematica di una saga senza , nei fatti, caratterizzarlo minimamente. Noi di Coltaine non sappiamo niente di niente.
Io spero davvero che questo personaggio non ritorni nei libri successivi, perché ciò vorrebbe dire che nella visione eriksoniana del suo mondo i personaggi non sono elementi da sfruttare per riempire gli spazi privi di idee, ma pedine che svaniscono dalla storia di un mondo infinitamente più complesso di loro nel momento esatto in cui il loro ruolo si conclude. E io credo e spero che quello di Coltaine si sia concluso con quell'epilogo tanto visionario e poetico.
Duiker è il personaggio meglio caratterizzato del romanzo. Attraverso le sue riflessioni assistiamo alla piena maturazione di un uomo che assiste a tutto ciò a cui nessun individuo dovrebbe mai assistere. La sua morte (..o quasi) dopo l'agonia della crocifissione è il simbolo di quanto eroica e straziante sia stato il sacrificio di tutti i soldati protagonisti di quella enorme impresa.

Per quanto riguarda le altre sottotrame, ho apprezzato moltissimo quella di Kalam, avventurosa come poche e con un appassionante finale dal ritmo serrato. A tal proposito ho notato quanto bravo sia Erikson nello scrivere storie di mare, pirati e marinai, che da sempre appassionano i lettori di tutto il mondo come cardine del romanzo d'avventura. Anche le scene della Silanda riguardano questo discorso, grandiosamente immaginifiche.
In tal senso c'è una sola domanda che vorrei porre: per quale motivo Apt (altro gran personaggio) salva Pearl e Lostara (che inseguivano Kalam nel canale imperiale) dall'attacco della divinità/demone Semk se il suo scopo era quello di proteggere Kalam? non avrebbe fatto meglio a lasciarli morire salvando di riflesso il proprio obiettivo? Quell'evento mi è parso contraddittorio, non l'ho proprio capito.

Crockus rimane un personaggio piatto e noioso all'inverosimile. Il Violinista acquista lo spessore che non aveva nel primo volume. In tal senso Erikson è in grado di stravolgere i propi personaggi donando loro sfumature nuove al momento giusto. Nel terzo libro che sto leggendo adesso, ad esempio
E' incredibile come Tattersail e Paran siano diventati a tutti gli effetti due personaggi nuovi rispetto a quelli conosciuti nei giardini grazie agli influssi delle entità divine su di loro, davvero grandioso


A differenza di molti io non sono rimasto stregato dai personaggi di Mappo e Icarium, non tanto perché non siano interessanti, anzi; il potere stravolgente di Icarium, il mistero della sua origine e la bellissima amicizia maledetta tra i due rendono questi due soggetti degni di un enorme potenziale. Però a mio avviso la loro vicenda nella dimora termina in maniera anticlismatica, e questo fa perdere un po di valore alla loro storyline. Probabilmente però è solo perché i due avranno ancora molto da dirci e l'autore non ha voluto sparare le proprie cartucce subito.

Plauso invece per la storyline di Heboric e Felisin. Ho letto tante critiche su di loro e sul loro sviluppo, che a quanto pare sarà confusionario nei libri successivi. Vedremo, per adesso a me le loro vicende hanno intrigato non poco. Lasciano tante domande, ma la loro sottotrama è quella più visionaria e criptica del romanzo, e a me piace quando Erikson scrive in quel modo. Le scene della silanda sono tra le più belle del romanzo, e gli sviluppi finali con la reincarnazione di Sha'ik in Felisin, che di fatto diventa personaggio paradigma di come si possa risorgere dagli abissi più profondi,mi ha appassionato. Adesso ci troviamo con i tre rampolli Paran in 3 ruoli di primissima fascia per i futuri sviluppi della storia. Sono molto curioso.

Iskaral Pust è un personaggio stupendo nella sua bizzarria. Come era stato per Kruppe, trovo che Erikson sia un maestro nel tratteggiare i personaggi strampalati, all'apparenza fuori di testa ma in realtà possessori di grandi poteri o ruoli.
 
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Prima di tutto ti voglio fare i complimenti la recensione. Condivido quasi tutto quello che hai scritto.

CITAZIONE
Inizio con il ribadire, come fatto nel topic di presentazione, quanto importanti siano le premesse ricevute,nel mio caso online, sulla struttura della saga in questione. Complessità, nebulosità, inizi in medias res, narrazione su decine di punti di vista multipli e necessità di pazientare per ricevere risposte e soddisfazione. Tutte fondamentali per non arrendersi alle prime difficoltà, per non storcere il naso davanti ad alcune scelte, e quindi per non mollare la saga nel suo esordio. Quindi apprezzo e condivido i tentativi della community di allargarsi e propagandare il più possibile l’epopea di Erikson facendo buona informazione sulle sue caratteristiche. Forse proprio per merito di tali premesse devo dire di aver trovato durante la lettura meno difficoltà di quanto mi aspettassi.

Ciò che dici mi fa un immenso piacere. Malazan è un opera che va letta, e negli ultimi anni noi (a partire da Unexist che ha fondato il blog, il forum e il gruppo su facebook) ci siamo dati un gran da fare per far conoscere Erikson e soprattutto aiutare chi si approcciava all'opera per la prima volta.
Nel tuo caso specifico, se non avessi ricevuto questo aiuto, avresti fatto più fatica a finire i Giardini o avresti addirittura abbandonato la lettura?

CITAZIONE
Inizierei da un’analisi tecnica della scrittura di Erikson, che mi ha profondamente sorpreso. Anticonvenzionale e distante da qualsiasi forma di ammiccamento al marketing e alla captatio benevolentiae nei confronti del lettore. Erikson non racconta ciò che il lettore vorrebbe sentirsi dire. Nessuno schema preformato, nessuna necessità di spiegare nel dettaglio le tante vicende narrate, nessuno strumento narrativo atto a generare nel lettore un meccanismo di lettura passiva, così tanto diffusa nel genere. Se c’è una cosa che ho spesso criticato al fantasy moderno è la sua incapacità di offrire potenzialità di riflessione al lettore. Il fantasy si limita ad un’attività passiva d’estraniazione e immersività. Ovviamente ci sono le eccezioni, alcune delle quali di certo non conosco, ma Erikson è probabilmente l’eccezione massima a questa regola. Impossibile immaginare una lettura passiva del libro Malazan dei Caduti. Lo stile dell’autore ti spinge a mantenere costantemente acceso il cervello, a ragionare, teorizzare, speculare su quel che è stato e su quel che sta avvenendo, lavorare mentalmente per connettere i fili, per ricostruire il quadro delle vicende in attesa delle risposte che arriveranno (o forse no) dopo molte pagine o alcuni libri. Questa per quanto mi riguarda è la più grande qualità della saga perché fa si che MBOTF sia una saga LETTERARIA già nella forma, senza bisogno di soffermarsi sulla sostanza (sulla quale ci sarebbe anche molto da dire).
Poco intrattenimento (passivo), tanta letteratura.

Quoto ogni parola, e aggiungo che Erikson continuerà a fare così. A scrivere ciò che vuole senza dare la pappa al lettore :D
Non è un caso che il quinto libro (Maree di Mezzanotte) e l'ottavo (I Segugi dell'Ombra) siano altri due scogli per molti lettori. Quando ci arriverai, capirai cosa intendo.

CITAZIONE
Nel merito di questi primi due libri (che sono una percentuale scarsa del totale, ma sufficiente ad esprimere una prima analisi), lo stile dell’autore migliora in maniera netta nel secondo volume rispetto al primo, premesso che i Giardini, per essere un romanzo di esordio di un autore che al tempo della scrittura non era neanche tale, si dimostra un gran romanzo.

Il miglioramento netto deriva dal fatto che i Giardini della Luna è stato scritto nel 1991, ed era nato come sceneggiatura per un film. In seguito è stato adattato a romanzo dato che il progetto non era andato in porto. In quel periodo Erikson era ancora un archeologo a tempo pieno, poi prima di scrivere il resto della saga, ha fatto un corso di scrittura creativa e in seguito ha lasciato la professione per diventare uno scrittore a tempo pieno.

CITAZIONE
E’facile parlare dei difetti oggettivi che ha quel libro, ma non si parla mai di quanto sia comunque ben scritto per essere un’opera così immatura. L’intreccio è appassionante, complesso ma mai caotico. La sensazione di perdersi sovviene solo se si spegne il cervello, mentre una lettura attiva dà la sensazione di trovarsi in un quadro nebuloso ma definito. Più di una volta mi è toccato tornare indietro di decine e pagine per rileggere passi e momenti che potevo reinterpretare alla luce delle nuove informazioni ottenute, e questo meccanismo si mantiene anche tra libro e libro, generando quindi di fatto l’enorme potenziale di rilettura che questa saga possiede.

Concordo sul fatto che i Giardini sia comunque un ottimo libro, molto appassionante. Sul caotico invece, sono dell'idea che alcune scene d'azione principali potessero essere scritte in maniera diversa, soprattutto nel finale. Anche se un po' acerbo, già in questo primo libro si intravedono le qualità di Erikson come scrittore.

CITAZIONE
1) DESCRIZIONI . Scarne per non dire assenti nei giardini, che di fatto è un romanzo costituito da sola azione (con azione intendo anche un semplice dialogo, ovvero un evento dinamico che manda avanti la storia). Ho apprezzato concettualmente questa caratteristica che fa in modo che finalmente ci si possa trovare davanti a libri enormi ma non costituiti di un buon 30% di descrizioni dilungate all’inverosimile per mere esigenze di mastodonticità. Concetto apprezzabile ma estremo nei giardini, che soffre di una troppo netta assenza di elementi descrittivi, con la conseguenza di creare situazioni che il lettore non riesce minimamente a immaginare. La Dimora riprende il concetto portandolo a maturazione. Le descrizioni restano secondarie rispetto allo sviluppo narrativo ma sono presenti, ben distribuite e scritte bene. I luoghi, i personaggi e le situazioni della dimora fantasma risultano più chiare e stilisticamente Erikson ci dona alcuni passaggi descrittivi di rara bellezza.

Le poche descrizioni sono un tratto distintivo di Erikson, e sono contento che questa caratteristica tu l'abbia apprezzata. Lo stile è veloce e privo di fronzoli, eppure tutt’altro che trascurato nello stile.

CITAZIONE
2) SCENE D’AZIONE. Direttamente collegato al punto precedente, dato che la scena d’azione è in fondo una descrizione (dinamica). Questo è a mio avviso il difetto stilistico più eclatante dei giardini. Le scene d’azione sono scritte male, confusionarie e costringono il lettore a rileggere più volte le stesse frasi per capire come si svolge l’azione. Con la dimora il miglioramento tecnico in tal senso è straordinario. L’azione nelle tante, tante scene di battaglie, scontri, fughe o pericolo è più chiara e ordinata, e a parte qualche piccola eccezione non ho mai dovuto rileggere gli stessi passi per comprenderli. Significative in tal senso che splendide scene di guerra della Catena dei Cani (punto più alto del romanzo) o le tante scene d’azione riguardanti Kalam, la cui sottotrama è forse la più avventurosa (in senso classico) del romanzo.

Concordo su tutto e aggiungo che miglioreranno sempre di più. Dato che ora stai leggendo Memorie di Ghiaccio, noterai un ulteriore aumento della qualità di scrittura e relative scene d'azione. Mi raccomando, goditi ogni singola riga di questo romanzo perché è decisamente un capolavoro ed uno dei più belli di tutta la saga.

CITAZIONE
3) DIALOGHI. Come per il punto numero 1, il modo in cui Erikson immagina e struttura i dialoghi è un altro dettaglio stilistico che ho adorato. Immaginate di trovarvi ad ascoltare un dialogo tra due persone che parlano di cose che riguardano loro 2. Vi aspettate che, nel parlarne, inizino da Adamo ed Eva spiegando per filo e per segno ogni dettaglio della situazione di cui stanno parlando? No, non sarebbe realistico. Nei romanzi Fantasy il dialogo diventa uno strumento narrativo per spiegare al lettore ogni dettaglio di ciò che sta avvenendo. Erikson immagina i dialoghi in maniera più matura, lasciando parlare i personaggi come se fossero reali, senza imporre loro l’esigenza di spiegare ogni particolare di ciò di cui stanno parlando. Realismo e complessità. Il problema è che, come per i precedenti due punti, nei Giardini tutto ciò è esageratamente esasperato, e il risultato è che molti dialoghi risultano eccessivamente enigmatici, quasi fossero indovinelli. A tratti quindi appaiono macchiettistici, mentre anche questo difetto si perde con la Dimora, che pur senza stravolgere l’impostazione criptica di base del dialogo, ci regala conversazioni realistiche, originali e scritte come Dio comanda.
In definitiva, tecnicamente un romanzo molto migliore del primo.

I dialoghi con Erikson sono stati il cosiddetto "primo amore". Molti autori li usano per dare informazioni, Erikson li usa per mantenere la saga viva.

CITAZIONE
Altro elemento tecnico che sto amando è la totale assenza di flashback

Diciamo che Erikson l'unica volta che lo fa, ci ha scritto un romanzo intero :D

CITAZIONE
Il livello di epicità, pathos, empatia, drammaticità, sofferenza, crescita e distruzione che raggiunge la trama della Catena dei Cani è emblematico di quanto un romanzo fantasy possa essere profondo e letterario. La guerra del mondo di Erikson è la nostra guerra, con la sua ciclicità, la sua inutilità, la sua spirale di devastazione e logoramento, la sconfitta perenne, che riguarda vinti ma anche vincitori, lo smarrimento e la perdita di se stessi. Inutile citare quanti bellissimi spunti di riflessione possano citare pagine come quelle, che son sicuro si ripeteranno ancora ed ancora nei libri prossimi.

Con queste tue parole mi è venuta in mente questa citazione proprio della Dimora Fantasma:

La Catena dei Cani, Duiker che parla con Lull:

"I bambini muoiono"
Lull annuì. "Ecco un sintetico riassunto della storia dell'umanità. Chi ha bisogno di tomi e volumi? I bambini muoiono. Le ingiustizie del mondo sono racchiuse in quelle tre parole. Ti basterà citarle, Duiker, e il tuo lavoro sarà bell'e fatto".

CITAZIONE
Detto ciò io mi fermerei perché mi son dilungato anche troppo, si potrebbe scrivere all’infinito su questi due bellissimi libri, ho tralasciato una marea di argomenti! Ma ci sarà tempo per discuterne.

A noi piace un sacco discutere :lol:

CITAZIONE
Sulla grandiosità della catena dei cani mi sono espresso. Coltaine è un personaggio che simboleggia benissimo quel mancato focus sui personaggi di cui parlavo nel primo post. Altri autori avrebbero scritto pagine e pagine e pagine su un personaggio tanto carismatico, con flashback, digressioni, aneddoti sul suo passato ecc ecc. Erikson non lo fa, e dimostra come si possa costruire un gran personaggio concorde con la struttura tematica di una saga senza , nei fatti, caratterizzarlo minimamente. Noi di Coltaine non sappiamo niente di niente.
Io spero davvero che questo personaggio non ritorni nei libri successivi, perché ciò vorrebbe dire che nella visione eriksoniana del suo mondo i personaggi non sono elementi da sfruttare per riempire gli spazi privi di idee, ma pedine che svaniscono dalla storia di un mondo infinitamente più complesso di loro nel momento esatto in cui il loro ruolo si conclude. E io credo e spero che quello di Coltaine si sia concluso con quell'epilogo tanto visionario e poetico.

Di Coltaine non abbiamo mai un punto di vista nel libro. Lui lo conosciamo solo per come viene visto da altri personaggi. Come hai detto giustamente, di lui non sappiamo nulla, eppure rimarrà inevitabilmente scolpito nella nostra mente.

CITAZIONE
Duiker è il personaggio meglio caratterizzato del romanzo. Attraverso le sue riflessioni assistiamo alla piena maturazione di un uomo che assiste a tutto ciò a cui nessun individuo dovrebbe mai assistere. La sua morte (..o quasi) dopo l'agonia della crocifissione è il simbolo di quanto eroica e straziante sia stato il sacrificio di tutti i soldati protagonisti di quella enorme impresa.

Sono perfettamente d'accordo, inoltre aggiungo che in questo libro è il mio personaggio preferito. Lui lo vedo un po' come Erikson stesso che si cala nel libro per spiegarci cose. Tuttavia non si limita solo a questo e si eleva come uno dei personaggi più belli. Con lui abbiamo avuto modo di vedere quanto dell'archeologo e antropologo che è Erikson c'è nei libri Malazan.

CITAZIONE
Anche le scene della Silanda riguardano questo discorso, grandiosamente immaginifiche.

Tieniti bene a mente quella scena, perché verrà ripreso nel quarto volume, poi nel quinto e nel settimo avrai a disposizione gli ultimi tasselli per completare questa splendida chicca che c'è nella saga.

CITAZIONE
Crockus rimane un personaggio piatto e noioso all'inverosimile. Il Violinista acquista lo spessore che non aveva nel primo volume. In tal senso Erikson è in grado di stravolgere i propi personaggi donando loro sfumature nuove al momento giusto.

Crokus è il classico personaggio stereotipato, l'unico della saga, anche se avrà il suo sviluppo anche lui.

CITAZIONE
E' incredibile come Tattersail e Paran siano diventati a tutti gli effetti due personaggi nuovi rispetto a quelli conosciuti nei giardini grazie agli influssi delle entità divine su di loro, davvero grandioso

E migliorerà ancora, su tanti altri personaggi. Paran in particolare avrà uno sviluppo mostruoso rispetto a come l'abbiamo conosciuto nei Giardini.

CITAZIONE
A differenza di molti io non sono rimasto stregato dai personaggi di Mappo e Icarium, non tanto perché non siano interessanti, anzi; il potere stravolgente di Icarium, il mistero della sua origine e la bellissima amicizia maledetta tra i due rendono questi due soggetti degni di un enorme potenziale. Però a mio avviso la loro vicenda nella dimora termina in maniera anticlismatica, e questo fa perdere un po di valore alla loro storyline. Probabilmente però è solo perché i due avranno ancora molto da dirci e l'autore non ha voluto sparare le proprie cartucce subito.

Avrai tutto il tempo per appassionarti di loro. Nella Dimora vengono più che altro presentati, poi la scena è tutta per La Catena dei Cani.

CITAZIONE
Iskaral Pust è un personaggio stupendo nella sua bizzarria. Come era stato per Kruppe, trovo che Erikson sia un maestro nel tratteggiare i personaggi strampalati, all'apparenza fuori di testa ma in realtà possessori di grandi poteri o ruoli.

Piccolissimo spoiler su Kruppe e Iskaral.
E se ti dicessi che potrebbero incontrarsi in futuro?
 
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view post Posted on 26/11/2017, 02:19     +1   +1   -1
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Sergente

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CITAZIONE
Prima di tutto ti voglio fare i complimenti la recensione. Condivido quasi tutto quello che hai scritto.

Grazie mille!

CITAZIONE
Nel tuo caso specifico, se non avessi ricevuto questo aiuto, avresti fatto più fatica a finire i Giardini o avresti addirittura abbandonato la lettura?

Abbandonato la lettura non penso perché fondamentalmente il romanzo mi ha preso fin dalle sue prime pagine. Di certo avrei fatto più fatica a comprenderlo non tanto per i singoli elementi di trama, quanto perché non avrei avuto la chiave di lettura per sapere come l'autore aveva concepito l'opera. Il risultato sarebbe stato che avrei potuto bollarlo come un libro scritto male, con poco criterio, e tanti elementi narrativi gettati qua e la. Cosa che non è affatto, ed è quindi importantissimo sapere che niente di ciò che si legge fin dal primo romanzo è messo li per puro caso.

CITAZIONE
Le poche descrizioni sono un tratto distintivo di Erikson, e sono contento che questa caratteristica tu l'abbia apprezzata. Lo stile è veloce e privo di fronzoli, eppure tutt’altro che trascurato nello stile.

Apprezzata moltissimo nel modo in cui matura nella Dimora. Nei giardini erano praticamente assenti, e questo non mi piaceva, anche perché le descrizioni possono essere alcuni tra i momenti più alti della scrittura di un grande autore. Il problema è quando diventano una forzatura atta ad allungare il brodo, ma Erikson sembra non conoscere alcun mezzuccio di questo tipo. Quindi si, mi piace tantissimo questo stile.

CITAZIONE
Diciamo che Erikson l'unica volta che lo fa, ci ha scritto un romanzo intero :D

A che libro ti riferisci? il quinto? comunque si, quello è già un discorso diverso! Io non sopporto i libri costruiti con questo schema: Narrazione principale- Flashback sul protagonista- narrazione- altro flashback-narrazione- flashback su personaggio secondario- narrazione ...ecc ecc ecc
Se ne trovano veramente troppi in commercio scritti così, e io li tollero poco. Anche questo alla lunga diventa un mezzuccio per allungare la mole di un libro.

CITAZIONE
"I bambini muoiono"
Lull annuì. "Ecco un sintetico riassunto della storia dell'umanità. Chi ha bisogno di tomi e volumi? I bambini muoiono. Le ingiustizie del mondo sono racchiuse in quelle tre parole. Ti basterà citarle, Duiker, e il tuo lavoro sarà bell'e fatto".

Meravigliosa citazione ....vera e tangibile come una secchiata d'acqua in faccia. E' fantasy questo? io non credo lo sia poi tanto.

CITAZIONE
Piccolissimo spoiler su Kruppe e Iskaral.

Non vedo l'ora che accada! Sono due tra i personaggi che ho più apprezzato.

Grazie anche per il tuo intervento Tespache! concordo con quanto dici relativamente a certe tendenze di alcuni scrittori del momento. Erikson è davvero una ventata d'aria fresca!
 
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view post Posted on 26/11/2017, 10:24     +1   -1
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Tir ti devo arruolare per scrivere le recensioni del blog, scrivi davvero bene! :wub:

Comunque il prossimo libro che stai già leggendo, MoI, è l'apice della scrittura tutta azione e zero pensieri di Erikson. Poi dal quarto inizia una lenta discesa verso la filosofia che culminerà nell'ottavo volume.
 
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view post Posted on 26/11/2017, 12:00     +1   -1

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Prima di tutto ti faccio anche io i complimenti per la naturalezza con cui hai scritto ;)

In secondo luogo penso che tu sia riuscito a comprendere l'essenza di questa saga con questa frase:

CITAZIONE
Poco intrattenimento, tanta letteratura.

Con tutti i pregi e i difetti che, secondo me, ciò comporti
Inoltre non è da poco averlo capito al secondo volume. Io lo compresi credo al termine della saga.

È strano, invece, leggere la frase "caratterizzazione non eccelsa" in un'opera di Erikson. Avendo terminato la saga ho una visione completa di essa e pertanto non ricordo come fosse la caratterizzazione dei personaggi nei primi volumi, però posso assicurarti che migliorerà moltissimo fino a diventare, secondo me, il maggior pregio di Erikson
 
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view post Posted on 26/11/2017, 16:26     +1   -1
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CITAZIONE (Unexist @ 26/11/2017, 10:24) 
Tir ti devo arruolare per scrivere le recensioni del blog, scrivi davvero bene! :wub:

Comunque il prossimo libro che stai già leggendo, MoI, è l'apice della scrittura tutta azione e zero pensieri di Erikson. Poi dal quarto inizia una lenta discesa verso la filosofia che culminerà nell'ottavo volume.

Grazie, mi lusinghi! non sono all'altezza di un compito simile, ma queste parole pronunciate del Gran Pugno della community Malazan italiana fanno davvero piacere :hail:
Dalle sue prime 200 pagine il terzo sembra già un romanzo un bel po diverso rispetto i precedenti, sono sempre curiosissimo! in questi giorni mi arriverà il quinto che da quanto ho letto è un piccolo gioiellino.

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È strano, invece, leggere la frase "caratterizzazione non eccelsa" in un'opera di Erikson. Avendo terminato la saga ho una visione completa di essa e pertanto non ricordo come fosse la caratterizzazione dei personaggi nei primi volumi, però posso assicurarti che migliorerà moltissimo fino a diventare, secondo me, il maggior pregio di Erikson

Si, la mia opinione ovviamente è macchiata dalla parzialità di quanto ho ancora letto, due libri e 1/5 del terzo sono ben poca roba rispetto alla totalità dell'opera. Come scrivevo qualche riga sopra credo che più che di cattiva caratterizzazione si tratti di una caratterizzazione rallentata per via della scrittura dell'autore che non si focalizza su pochi personaggi tratteggiandone fin da subito ogni sfaccettatura, bensì lascia che questi si svelino pian piano attraverso le azioni che svolgono sul presente e le poche e rare perle che ci vengono fornite sul loro passato.
Per ora la priorità di Erikson sembra quella di costruire un mondo vastissimo e verosimile, con un radicato passato e una grande profondità storico-culturale. Ovviamente è chiaro che i personaggi acquisiranno sempre più peso, altrimenti non si tratterebbe più di romanzi bensì di un'enciclopedia.
 
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view post Posted on 27/11/2017, 11:52     +1   -1
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Abbandonato la lettura non penso perché fondamentalmente il romanzo mi ha preso fin dalle sue prime pagine. Di certo avrei fatto più fatica a comprenderlo non tanto per i singoli elementi di trama, quanto perché non avrei avuto la chiave di lettura per sapere come l'autore aveva concepito l'opera. Il risultato sarebbe stato che avrei potuto bollarlo come un libro scritto male, con poco criterio, e tanti elementi narrativi gettati qua e la. Cosa che non è affatto, ed è quindi importantissimo sapere che niente di ciò che si legge fin dal primo romanzo è messo li per puro caso.

Ottimo! E' bello sapere che il "lavoro" svolto sia così importante.

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Apprezzata moltissimo nel modo in cui matura nella Dimora. Nei giardini erano praticamente assenti, e questo non mi piaceva, anche perché le descrizioni possono essere alcuni tra i momenti più alti della scrittura di un grande autore. Il problema è quando diventano una forzatura atta ad allungare il brodo, ma Erikson sembra non conoscere alcun mezzuccio di questo tipo. Quindi si, mi piace tantissimo questo stile

Erikson di rado descrive, ma quando lo fà è un piacere. In Malazan non c'è tempo per allungare il brodo, ogni libro è denso di avvenimenti, personaggi, emozioni e filosofia. Ad esempio Memorie di Ghiaccio che stai leggendo, è un libro corposo (oltre 1000 pagine) tuttavia avrei voluto che fosse più lungo, e non penso si essere l'unico a pensarla così.

CITAZIONE
A che libro ti riferisci? il quinto? comunque si, quello è già un discorso diverso! Io non sopporto i libri costruiti con questo schema: Narrazione principale- Flashback sul protagonista- narrazione- altro flashback-narrazione- flashback su personaggio secondario- narrazione ...ecc ecc ecc
Se ne trovano veramente troppi in commercio scritti così, e io li tollero poco. Anche questo alla lunga diventa un mezzuccio per allungare la mole di un libro.

Si, mi riferisco al quinto, anche se non lo definirei un semplice flash back. E' un gioiellino, ma faremo in tempo a riparlarne :D

CITAZIONE
Meravigliosa citazione ....vera e tangibile come una secchiata d'acqua in faccia. E' fantasy questo? io non credo lo sia poi tanto.

La saga è piena di belle citazioni, abbiamo aperto tempo fa questo post per racchiudere le più belle:
https://malazan-italia.forumfree.it/?t=66858727
Se vai a vedere però occhio agli eventuali spoiler.

CITAZIONE
Dalle sue prime 200 pagine il terzo sembra già un romanzo un bel pò diverso rispetto i precedenti, sono sempre curiosissimo!

Memorie è un libro epico, che spiega tante cose (soprattutto per quanto riguarda la magia) e dà al lettore una serie di tasselli fondamentali per iniziare ad inquadrare l'opera. Chiudendo parte degli eventi iniziati con i Giardini inizierai a capire le vere potenzialità di Malazan e soprattutto conoscerai il "gran cattivo" della saga. In più mettici dentro due degli assedi più belli che mi sia mai capitato di leggere.

CITAZIONE
Si, la mia opinione ovviamente è macchiata dalla parzialità di quanto ho ancora letto, due libri e 1/5 del terzo sono ben poca roba rispetto alla totalità dell'opera. Come scrivevo qualche riga sopra credo che più che di cattiva caratterizzazione si tratti di una caratterizzazione rallentata per via della scrittura dell'autore che non si focalizza su pochi personaggi tratteggiandone fin da subito ogni sfaccettatura, bensì lascia che questi si svelino pian piano attraverso le azioni che svolgono sul presente e le poche e rare perle che ci vengono fornite sul loro passato.
Per ora la priorità di Erikson sembra quella di costruire un mondo vastissimo e verosimile, con un radicato passato e una grande profondità storico-culturale. Ovviamente è chiaro che i personaggi acquisiranno sempre più peso, altrimenti non si tratterebbe più di romanzi bensì di un'enciclopedia.

E' esatto, nel primo libro molti personaggi vengono presentati, pochissimi approfonditi. Man mano che andrai avanti con la lettura imparerai a conoscere molto meglio i personaggi principali, e la caratterizzazione di essi sarà uno dei punti a favore della saga. Di curioso c'è che difficilmente Erikson ti farà una descrizione minuziona dell'aspetto fisico di quel personaggio, ma si soffermerà principalmente sull'aspetto interiore.
hai già visto alcuni esempi, Coltaine, Duiker, Fiddler ecc ecc
 
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view post Posted on 27/11/2017, 18:34     +1   -1
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Direi che io non debba aggiungere nulla al tuo commento. Comunque la peculiarità di esser longeva nel contenuto - non si finisce mai di imparare con Malazan - è uno degli aspetti più affascinanti.
 
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10 replies since 25/11/2017, 08:40   296 views
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