Malazan Italia Forum

Capitolo 2

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view post Posted on 24/11/2019, 16:14     +1   +1   -1
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Ringrazio Claudia,trovate tutti i riassunti nel suo Blog

CAPITOLO SECONDO
ASSEGNAZIONI


Un Pescatore


Il vecchio pescatore sta per uscire dalla casetta fatiscente, la moglie cieca gli chiede di non andare, d'altronde le altre volte non c'era stato bisogno di lui. L'uomo risponde che questa Luna d'Ombra è diversa, gli equilibri sono sbilanciati. Ignorando le proteste della donna esce nella notte.
Cammina lungo la spiaggia osservando il fronte temporalesco che in lontananza lampeggia di luci azzurre e blu. Quando raggiunge la sua barchetta la trova ricoperta da uno strato di ghiaccio, ci poggia sopra una mano cantilenando e in breve il gelo si scioglie ed evapora.
Senza smettere di cantilenare spinge l’imbarcazione in acqua e prende posto ai remi, dando le spalle alla tempesta si mette a vogare.
Il mare sempre più agitato si innalza in onde di spuma ghiacciata, il cielo rovescia scrosci di grandine, ma attorno al vecchio c'è un cerchio di calma in cui le onde si affievoliscono e i chicchi di ghiaccio svaniscono in nuvolette di vapore.
Il pescatore noncurante continua a remare dirigendosi verso i lampi verdi e azzurri.


Kiska


Le tracce dell'uomo in grigio svaniscono nel nulla, ma Kiska già sapeva che era un mago, spera solo che non si sia accorto di lei e non la sorprenda alle spalle per ucciderla. Continua a seguire l'uomo incappucciato e la sua scorta attraverso la zona dei magazzini ed il quartiere povero, prima di raggiungere la zona più malfamata, quella in cui è cresciuta, il gruppo svolta.
La ragazza pensa a sua madre, probabilmente barricata in casa terrorizzata e intenta a pregare, a come avrebbe costretto anche lei a rimanere segregata se fosse passata a trovarla in quei giorni, proprio come zia Agayla aveva fatto la notte delle rivolte.
Questa era la prima Luna d'Ombra per Kiska, era cresciuta sentendo le storie terrificanti che la gente raccontava, ma non vi aveva mai davvero creduto, quasi chiunque in città vantava un parente scomparso in una notte di Luna d'Ombra, a Kiska sembrava solo una buona scusa per lasciarsi una vita scomoda alle spalle.
Un ululato risuona nella notte e Kiska già immagina le storie che udirà l'indomani, storie di mastini enormi e mostruosi tipiche di quella notte infausta.
Dai vuoti quartieri commerciali, il gruppo prosegue verso la zona residenziale con le sue ville e tenute eleganti, oramai per la maggior parte abbandonate dalle famiglie nobili trasferitesi ad Unta con il resto della corte.
Il suo obbiettivo entra dal cancello dell'abbandonata proprietà E'Karial, non una delle più importanti tenute ma comunque una famiglia di riguardo, un ottimo posto per un incontro clandestino.
Kiska conosce il la proprietà e aggira il muro di cinta fino ad un punto da cui ricorda che si può osservare all'interno, si issa sulla parete e guarda nel giardino, nascosta dalle fronde di un albero.
Erbacce e foglie secche ricoprono ogni cosa, al centro del cortile due uomini parlano seduti su una panchina in un patio. Uno dei due è l'uomo che stava seguendo, ora ha abbassato il cappuccio svelando una lunga treccia di capelli neri che dalla nuca gli scende fino alla spalla, il resto del capo lucido di rasatura. Il secondo individuo è un vecchio pallido e curvo che parla concitato ma a bassa voce. L'Imperiale cerca di calmarlo ma in breve lascia perdere e si congeda.
Kiska scende dal muro, decisa a riprendere l'inseguimento ma un rumore dal giardino attrae la sua attenzione, si arrampica di nuovo in tempo per vedere il tizio con il mantello grigio svanire nuovamente in un canale lasciando il vecchio pallido morto sul pavimento del patio.
La ragazza resta immobile, pugnale alla mano, e quando capisce che la situazione è tranquilla scende a controllare la scena.
Un altro ululato risuona dalle vie della città, la giovane giura che se quello stupido cane non la smette prima dell'alba andrà ad ucciderlo.
Kiska si avvicina ad esaminare il cadavere, sulla schiena sono evidenti due coltellate precise, rivolta il corpo e si china a frugargli nelle tasche. Gli occhi del vecchio si spalancano di colpo e una mano le afferra il polso, colta di sorpresa lei affonda il pugnale nel ventre dell'uomo, un colpo letale, ne è certa, ma quello non molla, anzi le sorride lasciando colare un fiotto di sangue scuro lungo il mento ispido, come può essere ancora vivo?
"Ma sono morto, non vedi? E la Luna d'Ombra è sorta"
Tutto l'addestramento di Kiska svanisce di fronte all'evidenza che gli orrori della Luna d’Ombra sono reali e la ragazza non riesce a far altro che urlare terrorizzata.


Temper


Temper sta trafficando con la serratura della sua stanza quando sente una donna chiamarlo a bassa voce. Poco più in là nel corridoio Corrin gli fa segno di seguirla dentro la stanza che la cameriera e le sue amiche, a volte, usano per prostituirsi.
Una volta dentro lo spazio è angusto, Temper si ritrova molto vicino alla donna, un sorriso gli solleva gli angoli della bocca, ma l'espressione di lei lo ferma.
Corrin lo sgrida per non essere rimasto a dormire alle baracche dei soldati al forte e gli dice che se vuole sopravvivere dovrà rimanere in silenzio e non reagire, lui non capisce ma lei continua a parlare e gli rivela di conoscere la sua vera identità, era un membro della Spada di Dassem, lo aveva visto anni prima a Y'Ghatan. Poi dalle pieghe della camicia estrae lo stemma degli Arsori di Ponti.
Ricordi del giorno del tradimento sommergono Temper. L'odore e il caldo del deserto, il feroce combattimento contro i Difensori di Sette Città, la ferita al petto di Dassem, le sue parole scherzose mentre si accascia.
Un rumore nel corridoio lo riscuote, quando esce tre uomini gli puntano addosso delle balestre, uno di loro è l'Arsore di Ponti coperto di cicatrici che aveva notato di sotto. Si presenta come Sergente Ash, ma il suo comportamento lascia intuire che in realtà si tratti di un ufficiale.
Corrin assicura agli uomini che Temper è disarmato e i tre lo prendono prigioniero conducendolo di sotto.
La sala ora è silenziosa, i più giovani del gruppo di Ash se ne stanno in disparte seduti ai tavoli a bisbigliare tra loro, sembrano inesperti ed indisciplinati, chiaramente a disagio nelle armature di cuoio, mercenari e teppisti di strada assoldati per l'occasione. Nel centro della stanza, invece, quelli che appaiono palesemente come veterani stanno tranquillamente fumando la pipa.
Temper viene condotto in un angolo assieme agli altri tre prigionieri, il locandiere Coop, Faro Balkat, un vecchio dall'aria fragile con una passione per la terribile Acqua di Paralt, e Trenech, un omone gigantesco ma un po' tonto che ogni tanto aiuta Coop a gestire gli ubriachi molesti in cambio di birra.
Il vecchio dorme profondamente, probabilmente svenuto per l'alcool, la bocca aperta e lucida di bava, il gigante ritardato cerca di prendersi cura di lui con fare premuroso, ma Temper nota la tensione nell'omone, non sa se sia spaventato o innervosito dalla situazione, tuttavia non riesce a pensare a nulla da dire per calmarlo.
Torna a concentrarsi sui soldati, sapeva che Corrin era una maga, ma era convinto che non ne rimanessero più tra gli Arsori del Terzo, il pensiero che sapesse di lui da tempo lo colpisce, è forse quello l'unico motivo per cui gli è stata vicina? Per tenere d'occhio un nemico? E se non sono lì per lui, per cosa allora?
Un terribile ululato risuona dalla strada, gli occhi dei novellini si sgranano per il terrore e le mani dei veterani corrono alle impugnature delle balestre, il volto del ritardato si apre in un sorriso inquietante e le palpebre di Faro si spalancano improvvisamente:
"La Luna d'Ombra è sorta".


Kiska


Appena la mano del cadavere si chiude sul suo polso tutto intorno a lei cambia. È in una stretta gola tortuosa, il vento solleva pennacchi di sabbia e il cielo è di un colore malsano.
Il vecchio le sta venendo incontro e lei presa dal panico inizia a scappare, ma lui pronuncia una parola e le sue gambe si immobilizzano.
Quando l'uomo la raggiunge Kiska lo colpisce con un pugno e l'incantesimo si spezza.
Riprende a correre lungo il canyon, supera una, due, tre curve, ma all'ultima si ritrova in un vicolo cieco, le pareti sono troppo ripide e sdrucciolevoli per scalarle.
Non le resta che voltarsi e affrontare il vecchio, estrae il coltello.
"Sono già morto, ricordi?"
Non sembra volerla aggredire e così non le resta che ascoltarlo.
Si chiama Oleg, ha passato la sua intera vita a studiare i Canali e i loro segreti più arcani, ma non avendo magia era stato più che felice quando un potente mago si era offerto di aiutarlo. Dopo anni di collaborazione il mago in questione lo aveva aggredito lasciandolo per morto, portandogli via tutto il lavoro di una vita, tradendolo. Quel mago era l'Imperatore Kellanved. Le spiega che in questa speciale notte il Reame dell'Ombra e il mondo fisico si sovrappongono, si mescolano, una Congiunzione, ed è proprio nel canale dell'Ombra che sono finiti.
Il vecchio parla con sempre più emozione e frenesia, sembra quasi folle.
Le dice di cercare l'uomo con cui ha parlato poco prima, di dirgli che aveva ragione Oleg, che Kellanved non è tornato per riprendere il trono dell'Impero ma che punta al Trono d'Ombra e che, grazie ai suoi studi e a ciò che aveva scoperto anni prima nella Dimora Fantasma, riuscirà a farlo. Bisogna fermarlo. Oleg crede che il Trono spetti a lui.
Un ululato tremendo risuona, molto più forte di quanto sembrerebbe possibile, tanto da far piovere sui due una gragnuola di detriti dalle pareti del canalone.
Oleg dice che non hanno più tempo, apre una via con la magia e spinge via Kiska con un'ultima raccomandazione: "Vai dall'uomo che era con me, digli che il momento di colpire è quello della Trasmutazione, l'Inumazione è l'unica cosa che si merita, Surly e i suoi Artigli non lo fermeranno, non sanno perchè è tornato".
E in un attimo Kiska è di nuovo nel giardino della villa sull'isola di Malaz.
Un tremolio nell'aria e l'assassino col mantello grigio riappare dal nulla, le dice che avrebbe potuto ignorarla se se ne fosse tenuta fuori, ma oramai è troppo tardi, la aggredisce con una garrota.
Kiska sta per soffocare quando vede lo spettro di Oleg. Un istante dopo si ritrova dal lato opposto del giardino. Al posto dell'assassino e del cadavere del vecchio ora c'è un cratere fumante.
Era uscita a caccia di informazioni, e ora ne aveva più di quante desiderasse, ma cosa farne? Pensa di andare da Zia Agayla, lei saprà cosa è meglio fare, e, se lungo la strada dovesse imbattersi nell'ufficiale e nella sua scorta, deciderà se approcciarlo ed esaudire le richieste di Oleg o meno.
Mentre scavalca il muro per lasciare la proprietà risuonano nella notte il frenetico abbaiare di mastini in caccia e delle urla terrorizzate.


Temper


"Fate stare zitto il vecchio" ordina Ash.
Un veterano a cui manca un pezzo di naso si avvia verso i prigionieri pronto ad eseguire l'ordine nel modo più brutale.
Temper interviene assicurando che di lì in avanti faranno silenzio. Faro, dopo aver parlato nel sonno, riprende a dormire profondamente.
Ash sta conferendo con una manciata di veterani, probabilmente sono i sergenti della squadra, oltre a quelli il gruppo conta altri dieci soldati esperti e una trentina di giovani delinquenti arruolati per l'occasione.
Temper si domanda quale impresa necessiti di un tale dispiego di forza, sull'isola non c'è niente di valore quindi potrebbero essere lì per l'ufficiale giunto dall'Impero.
Un nuovo ululato echeggia tra le vie della città.
I soldati, finito di prepararsi, se ne vanno lasciando sei novellini a guardia della locanda e dei prigionieri, quattro dentro e due fuori dalla porta.
Andandosene Ash assicura a Temper e agli altri che se se ne staranno seduti tranquilli sopravviveranno alla notte. Uscendo, Corrin lancia a Temper uno sguardo che sembra una via di mezzo tra una raccomandazione ad obbedire e uno “scusa”.
Passa poco prima che uno dei quattro di guardia, il più giovane, si avvicini ai prigionieri e con fare spavaldo e aggressivo chieda a Coop dove tiene la "roba buona". Quando esce dalla dispensa ha in mano una scura bottiglia di distillato Moranth, poco meno che alcool puro.
Temper si chiede quanto ci vorrà prima che i quattro siano fuori gioco, ma teme di non avere la pazienza di aspettare.
Concede loro un po' di tempo per bere ma ben presto non ne può più e decide di agire. Proprio prima di alzarsi per attacarli però Coop richiama la sua attenzione.
Dalla porta interna della taverna, quella che da verso le cantine in disuso, filtra una densa nebbia che si sta accumulando in uno strato sottile lungo il pavimento.
Di colpo Faro scatta in piedi, ha gli occhi ben aperti, è sveglio e lucido. Dice una frase che Temper non comprende, sembra antico Talian, ma il grosso Trenech capisce e si volta verso la sala.
Uno dei soldati fa per intervenire a rimetterli al loro posto, ma viene interrotto da un altro ululato, molto più forte dei precedenti, sembra provenire da appena oltre la porta della locanda.
Dopo alcuni istanti di immobilità il più anziano dei quattro si avvicina alla finestra e chiama i compagni rimasti fuori di guardia, nessuno risponde, intanto Faro mormora rassicurante al gigante "presto, molto presto".
Le guardie parlottano tra loro, discutono su chi debba andare a controllare le due sentinelle.
Un istante dopo il fuoco nel camino si spegne.
Temper prova una sensazione familiare, una sensazione che ha sentito spesso sui campi di battaglia: il formicolio dell'energia di un'evocazione che si accumula pronta ad agire. Si volta di nuovo verso Faro e gli intima di smetterla ma questi invece di obbedire mormora "Le cose andranno anche peggio se non ve ne andate subito".
Il giovane torna da loro con l’arma sguainata, sembra in preda al panico e pronto ad aggredirli. Temper chiede aiuto agli altri soldati ma quelli fanno finta di nulla.
Il ragazzo si dirige verso Faro ma la manona di Trenech gli afferra il braccio e stringendo lo spezza come un ramo secco. Il soldato fa per urlare ma il gigante con un colpo di taglio alla gola lo mette a tacere per sempre.
Temper afferra Coop e gli tappa la bocca prima che gridi per lo spavento, intanto Trenech si alza e con rapidità fa fuori le altre tre guardie a mani nude.
Coop sviene.
Faro si alza e con un sorriso soddisfatto dice a Temper di andarsene. L'Ombra e altre cose stanno arrivando.
Temper solleva il locandiere svenuto e si dirige verso l'uscita sul retro.
 
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