Malazan Italia Forum

Capitolo 3

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view post Posted on 24/11/2019, 16:15     +1   +1   -1
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Ringrazio Claudia,trovate tutti i riassunti nel suo Blog

CAPITOLO TERZO
I MASTINI DELL’OMBRA


Un Pescatore


L’uomo nella barchetta sta ancora remando verso la tempesta circondato dall’incantesimo, mormora e cantilena mentre i chicchi di grandine evaporano prima di colpirlo.
Dalle onde emerge uno Stormrider, la lancia alzata. Si avvicina minaccioso al vecchio ma, appena penetra il circolo di quiete attorno alla barca, svanisce in una nube di vapore. Più in lontananza altre figure di un blu più scuro, dentro l'elmo a scaglie si scorge un vuoto nero, al posto della lancia di ghiaccio reggono delle corte bacchette di ametista.
Gli incantatori sollevano le loro staffe verso il vecchio e da esse partono raggi di energia, ma anche questi svaniscono prima di raggiungere il pescatore e i maghi affondano nel mare.
Uno dei grossi iceberg che solcano le onde minaccia di travolgerlo ma scontrandosi con lo scudo magico si scioglie e affonda senza fare danno.
L'uomo continua la sua cantilena mentre rema con energia.


Kiska


Kiska cammina per le vie deserte della città, non ha idea di dove possa essere andato il suo obiettivo ed è incerta se cercarlo o tornare da zia Agayla.
La città sembra abbandonata, nessuno per le vie, un silenzio innaturale.
Kiska coglie un mutamento nell'atmosfera e si guarda intorno, le ombre più lontane sembrano tremolare, poi anche quelle intorno a lei. Non ha il tempo di mettersi al riparo che l'oscurità le è addosso.
Quando il nero svanisce si ritrova in un luogo diverso, il cielo limpido e stellato sopra la testa, alte dune di sabbia argentea nella luce lunare la accerchiano. Ne scala una e dall’alto vede il deserto espandersi in tutte le direzioni. In lontananza nota uno strano ghiacciaio verde, è enorme. Una voce la sorprende alle spalle, si volta e trova un cadavere rinsecchito in armatura di cuoio che la fissa con orbite vuote.
Si presenta come Edgewalker, colui che cammina lungo i confini di Kurlad Emurlahn, il reame dell'Ombra.
Kiska gli chiede del ghiacciaio, lui spiega che è un fenomeno che non appartiene a quel luogo. Lei allora lo interroga su Oleg, ma Edgewalker non lo ha mai sentito nominare.
-Qualcuno tenterà di prendere il trono d'Ombra questa notte, afferma la ragazza.
Edgewalker non se ne stupisce, in molti hanno tentato e qualcuno, compreso lui, c'è anche riuscito per breve tempo, ma alla fine tutti sono caduti.
Un ululato la fa rabbrividire e Edgewalker dice che deve andarsene immediatamente, lei esita, gli chiede cos'è l'Inumazione.
- È ciò che è successo a me, ciò che succede a tutti quelli che falliscono, diventano schiavi del canale.
Un nuovo ululato li interrompe, ancora più vicino.
L'uomo le dice che è troppo tardi, che deve cercare la protezione di Obo alla sua torre se vuole sopravvivere e con un gesto la rimanda a Città di Malaz.
Kiska si volta verso la collina della torre di Obo, oramai è un rudere fatiscente e diroccato, ma le leggende su Obo, il terribile orco, sono ancora diffuse in città. Aveva creduto fossero leggende, ma lo stesso valeva per i mastini dell'Ombra. In una notte come quella chi poteva dire cosa fosse reale?
Scavalcato il mozzicone del muro di cinta della torre Kiska si ferma a prendere fiato, in quel momento una voce contrariata la sorprende. Alzando lo sguardo la ragazza si trova a fissare un vecchio calvo curvo su un grezzo bastone. Contro ogni logica la torre di Obo ora si innalza fiera e integra alle sue spalle. Il vecchio borbotta lamentandosi della sua intrusione. La ragazza stupita si volta verso la città, ma al suo posto vede solo le colline e la baia, nessuna traccia degli edifici.
Il vecchio burbero le intima di andarsene e tornarsene da dove è venuta e spazientito se ne va a rinchiudersi nella sua torre.
Delusa dall'aspetto misero del famigerato Obo, Kiska si avvicina al confine della proprietà con l'orecchio teso pronta a cogliere segni del mastino inseguitore, ma non nota nulla di sospetto. Ovunque sia finita, la bestia non la può più raggiungere.
Kiska ammira il paesaggio brullo e nota una tomba, il pensiero che si trovi esattamente dove dovrebbe esserci la Dimora Fantasma la spaventa. Non avendo trovato aiuto in Obo decide di trovare da sé il modo di tornare a casa. Scavalca nuovamente il muro, ma scendendo dall'altro lato inciampa e quando si rialza è nuovamente nelle strade di Malaz.
Al suonare della seconda ora della notte raggiunge il negozio di spezie e rimedi di zia Agayla e bussa alla sua porta. Nota che attorno allo stipite è stata attaccata dell'edera e sul legno della porta sembrano essere state sfregate delle erbe.
Entra e, mentre si ripulisce e si fa medicare (la garrota dell'assassino le ha lasciato un taglio alla gola), racconta ad Agayla quello che è successo ma, per non suonare assurda, omette l'incontro con Edgewalker ed Obo e la sua doppia visita nel reame dell'Ombra.
Agayla non sembra né incredula né sorpresa, anzi, lascia intendere un certo disappunto nei confronti di Oleg per aver raccontato tutto a Kiska.
- Vi conoscevate? chiede lei stranita.
Agayla svela che lo studioso di magia era molto conosciuto da tutti, prima di venire tradito da Kellanved e sparire nell’oblio.
La conversazione viene interrotta da un ululato, le due donne restano immobili mentre al di là della porta qualcosa annusa insistentemente prima di allontanarsi.
Quando sono sicure che il pericolo è scampato Agayla acconsente a spiegare alcune cose a Kiska a patto che lei non ne faccia mai parola e che poi le ubbidirà.
- Come sai un anno fa, nella guerra a Sette Città, la Spada dell'Impero è stata spezzata in battaglia e quella stessa notte Dassem e gli ultimi due rimasti della sua squadra sono stati uccisi. Le voci dicono che siano stati gli Artigli della reggente Surley e probabilmente è la verità.
I nobili dell'impero sono scontenti da tempo a causa dell’assenza dell’imperatore, alcuni mormorano che Kellanvend e Dancer siano morti durante un esperimento magico finito male e la Reggente cavalca questo dissenso. Ha addirittura cominciato a far eliminare gli assassini della Grinfia.
Con Dassem morto è lei la prima in linea di successione al trono.
Oltre a questo, negli ultimi tempi, una profezia ha iniziato a diffondersi: presto l'Imperatore farà ritorno dove tutto è cominciato per reclamare il trono. Ed è per questo che diverse forze si sono riunite qui questa notte.
- Gli artigli? Sono loro che hanno ucciso Oleg?
- No, quello era un cultista devoto dell'Ombra, un assassino. Altri come lui sono arrivati all'isola per questa Luna d'Ombra.
Kiska riflette: gli Artigli sono venuti qui per difendere il trono di Malaz in nome di Surly, temono il ritorno dell’imperatore ma Oleg ha detto che non è quello il trono che Kellanved cerca, la profezia fa riferimento al ‘luogo dove tutto è cominciato’, potrebbe essere la Dimora Fantasma?
Agayla conclude dicendo che ci sono cose che vanno oltre la comprensione di una singola persona, soprattutto in una notte come quella in cui i confini tra i reami svaniscono e creature di qualsiasi genere camminano per le strade, ma indipendentemente da ciò che accadrà, all'alba sorgerà il sole e tutto sarà finito.
Kiska capisce dove sta andando a parare e la interrompe, non resterà chiusa in casa ad aspettare che tutto finisca, non questa volta, dopotutto ha un messaggio da consegnare.
Il ricordo della notte dei rastrellamenti contro i maghi la sommerge, ore passate ad implorare di poter uscire, a cercare di fuggire da quelle finestre impossibili da valicare. Il ruggito delle fiamme, i boati delle esplosioni magiche, il vociare della folla nelle strade.
Ad un certo punto aveva intravisto Agayla aprire la porta del negozio e affrontare una squadra di soldati, il loro capo l’aveva chiamata strega e l'aveva dichiarata in arresto, il suo mantello era di un grigio vivido, palesemente nuovo, il mantello di una recluta.
Un veterano si era fatto avanti e lo aveva spinto da parte, zia Agayla gli aveva detto che c’erano molte altre streghe in giro a cui dare la caccia, quello aveva risposto che con loro c’erano cinque Maghi ma lei, per nulla intimorita, lo aveva invitato a chiamarli, dicendo di potersi prendere cura di tutti loro.
Il soldato le aveva intimato di restare chiusa in casa e, ordinando ai suoi di proseguire, se ne era andato.


Ora Kiska si ritrova nella stessa situazione, fuori sta finalmente succedendo qualcosa e questa donna, che tutti chiamano zia ma che non è imparentata con nessuno, tantomeno con lei, sembra di nuovo intenzionata a impedirle di vederlo, di viverlo.
Lo sguardo le cade sulla tinozza colma d’acqua che stava usando per pulirsi le ferite, il liquido, bollente fino all’attimo prima, ora è congelato.
Lo indica ed Agayla impreca, la donna sembra prendere una decisione, scrive un messaggio su un foglio, lo sigilla con il suo anello e lo consegna a Kiska. Le dice di portarlo all'Imperiale che aveva seguito dal porto, assieme alle parole di Oleg. Le rivela che l'uomo sta andando al Forte di Mock, se riesce a raggiungerlo prima che entri dovrà mettersi al suo servizio e fare ciò che gli ordina lui, ma, se non lo raggiunge in tempo, allora dovrà lasciar perdere e tornare a casa. Per nessun motivo deve entrare nel forte.


Temper


Temper cammina nella strada umida, il corpo svenuto di Coop sulle spalle, in mano un coltello preso dalla cucina della taverna. Raggiunge la casa di Seal e bussa insistentemente.
Seal era stato il primo con cui aveva fatto amicizia a Città di Malaz, ma, anche se inizialmente si erano trovati bene, presto i loro litigi li avevano portati ad evitarsi. Le brutture a cui il giovane medico aveva assistito durante gli anni nell’esercito lo avevano reso intollerante alla guerra e a tutto ciò che vi ruotava attorno, inoltre Temper aveva iniziato a disprezzarlo quando aveva realizzato quanto grave fosse il suo abuso di fumo di D'bayan.
Nessuno risponde alla porta. Quando un ululato rimbomba sopra la città Temper decide di entrare a forza, aspettandosi di trovare il dottore svenuto per la droga.
Sfondato il battente con un calcio entra e depone Coop a terra, poi si volta per bloccare la porta con una sedia.
Una voce gli intima di restare fermo dov'è, e quando Temper si volta trova Seal che gli punta una balestra addosso dal ballatoio del piano superiore.
Il medico rifiuta di abbassare l'arma fino a che Temper non usa il coltello che ha in mano per ferirsi e dimostrare così di non essere uno spettro.
Mentre Seal controlla lo stato del locandiere, semplice shock, Temper gli chiede di restituirgli le sue cose.
Appena giunto sull'isola infatti, Temper aveva chiesto al medico di nascondere a casa sua tutto ciò che gli restavano della sua vita precedente. Non si fidava a tenerle con sé.
Dal baule recupera due spade con i relativi foderi e cinghie per appenderle dietro la schiena, due daghe per i fianchi, guanti ed elmo di un metallo brunito.
Temper chiede a Seal se possiede altre parti di armatura e, dopo una breve discussione in cui il medico e il taverniere di nuovo cosciente cercano di dissuadere Temper dall'uscire ancora, il dottore si arrende e lo aiuta ad indossare l'antica armatura che suo nonno aveva usato nelle guerre di conquista a Unta.
Conclusa la vestizione Temper si avventura di nuovo per le strade.
Superata la Locanda dell'Uomo Impiccato si imbatte in una pozza di sangue e viscere umane e si chiede con raccapriccio se si tratta dei resti lasciati da un mastino. Potevano essere le guardie che gli Arsori di Ponti avevano lasciato fuori dalla porta della taverna?
Proseguendo raggiunge una piazza da cui riesce a vedere il Forte di Mock, le finestre buie lo fanno apparire vuoto e desolato, ma Temper sa che è quello il centro dell'azione, che se vuole delle risposte è lì che deve andare.
Sferragliando si incammina verso la fortezza.


Kiska


"Che Burn sia con te" mormora Agayla lasciando finalmente andare Kiska.
Mentre la ragazza attraversa la strada principale della città si ritrova immersa nei ricordi della notte dei tumulti.
Prima che zia Agayla la rinchiudesse, Kiska aveva osservato dai tetti il comportamento dei soldati novizi incaricati dei rastrellamenti. Si era imbattuta in tre armigeri che malmenavano un vecchio pescatore. Infuriata, aveva agito senza pensare, lanciando una tegola contro i tre farabutti. Ne aveva colpito uno mentre gli altri due erano fuggiti. Kiska era poi scesa in strada in cerca del vecchio, ma l'uomo sembrava scomparso. La ragazza aveva fatto per allontanarsi dal vicolo, ma l'unica via di fuga era bloccata. I due armigeri scappati poco prima erano tornati sui loro passi.
Un rumore dietro di lei.
Il soldato colpito dalla tegola si stava rialzando.
Prima che Kiska potesse reagire l'uomo l'aveva placcata, bloccandole le mani e cercando di strapparle gli indumenti. La ragazza era stata lì lì per cedere al panico ma ricordando l'addestramento si era riscossa. Aveva respinto l'aggressore con una testata. Subito il secondo uomo si era fatto avanti certo che la ragazza volesse fuggire, ma lei era pronta a combattere. Con rapide mosse aveva messo fuori gioco i due soldati rimasti e con un'occhiata in tralice aveva fatto fuggire il terzo.
Scossa per l'accaduto, Kiska aveva giurato a se stessa che quella sarebbe stata l'ultima volta che rischiava la vita per aiutare qualcun'altro, e invece eccola lì, nuovamente immersa nel pericolo, determinata a portare a termine il suo compito.
Continuando la sua ricerca attraversa il parco cittadino e tra gli alberi scorge del movimento. Delle figure ammantate di grigio si spostano furtivamente.
Potrebbero essere i cultisti dell'Ombra di cui parlava Agayla. Seguendoli si imbatte nel cadavere di uno di loro ed esaminandolo in cerca di indizi scorge, disegnata sul petto, una zampa di falco; il simbolo delle Grinfie.
Quando infine raggiunge i cultisti li trova schierati e pronti ad attaccare proprio l'uomo che stava cercando, l'imperiale e le sue guardie.
Dopo qualche momento di esitazione altri tre cultisti appaiono dal nulla e ordinano di attaccare. Lo scontro è impari, l'imperiale e i suoi sono in netta inferiorità numerica, rischiano di essere macellati e ciò per lei significherebbe fallire, proprio quando aveva il suo obiettivo a portata di mano.
Lo scontro prosegue fino a che restano solo due guardie a proteggere l’imperiale, ma all'ultimo momento, con un semplice movimento della mano, l'uomo evoca un fulmine che si abbatte sui cultisti uccidendone buona parte.
Kiska non è una maga ma sa ha un sesto senso per queste cose e capisce che di lì in avanti la battaglia sarà uno scontro magico tra l'uomo e il comandate dei cultisti.
Proprio in quel momento qualcuno l'afferra alle spalle, la stordisce e la trascina via.
Si risveglia in una stanza, legata ad una sedia, circondata da una quarantina di veterani. L'uomo che la perquisisce è alto e grosso, con cicatrici di ustione su buona parte del volto. Le controlla il petto, probabilmente in cerca di un simbolo di riconoscimento, ma ovviamente non trova nulla. Dopo poco arriva anche una donna, Kiska la riconosce, ma non ricorda il nome. Carla? Catin? (*Sono Ash, Corrin e gli Arsori)
Una sentinella urla.
- Un fantasma!
I soldati si allarmano e la donna si affaccia alla porta per capire cosa succede.
Kiska vede strane luci provenire dall'esterno.
- E' un'evocazione, dobbiamo andare. Dice la donna con aria autoritaria.
Un ululato squarcia la notte e un istante dopo un mastino dagli occhi di due colori diversi irrompe nella stanza e assalta gli uomini. Il capo dei soldati e la donna si dileguano.
Kiska fa rovesciare la sedia a cui è legata e striscia a nascondersi. Mentre i soldati vengono divorati uno ad uno recupera il suo coltello e taglia le corde che la tengono imprigionata.
Una volta libera controlla la situazione e vede che un solo soldato è rimasto in vita, sta fronteggiando il mastino stringendo nel pugno un globo verde scuro. Kiska sa di cosa si tratta e sa che ha poco tempo, si precipita verso il retro e scappa in strada.
Un attimo dopo un’esplosione dilania l'edificio.


Temper


Mentre Temper si dirige al forte di Mock una ragazzina gli corre incontro chiedendo il suo aiuto. Sembra spaventata ma non appena lo ha a tiro si tramuta in un mostro metà donna, metà serpente e lo aggredisce.
La creatura è potente, sta per avere la meglio sul veterano quando Edgewalker compare dal nulla gliela strappa di dosso e le mozza la testa.
- Faresti meglio a trovare un luogo sicuro in cui passare la notte. Sussurra prima di svanire nuovamente.
Temper, sbigottito, si ricompone e riprende a dirigersi verso la collina su cui sorge il forte. Inizialmente tutto sembra normale ma pian piano le strade cominciano a mutare davanti ai suoi occhi, l’uomo perde l’orientamento, è come se fosse finito in un'altra città. Dopo poche curve è completamente smarrito, ma decide di proseguire comunque. Finalmente si ritrova in un luogo famigliare, riconosce i magazzini del porto anche se il mare è nascosto da una fitta nebbia che sta salendo rapidamente.
Poco lontano risuona una terribile esplosione seguita da un guaito mostruoso, Temper sente dei passi e si nasconde in un vicolo secondario appena in tempo per vedere una figura snella correre via dal posto incriminato.
Resta accucciato ancora qualche attimo fino a che un uomo appare dalla stessa direzione, è palesemente ferito. Temper si avvicina e scopre che l'uomo è già morto, anche se continua a camminare e parlare, è uno dei soldati che lo avevano tenuto prigioniero alla locanda. Il morto lo avverte che il mastino sta arrivando e lui fugge per i vicoli.
Trafelato arriva ad un'ampia piazza, frustrato dalla situazione decide che preferisce morire combattendo che fuggendo e si prepara ad affrontare il mastino.
L'enorme bestia entra nella piazza, è grande quanto un bue, coperta di pelo marrone. Temper attacca senza esitare e il mastino fa lo stesso. Entrambi mancano il bersaglio, quando il soldato cerca di attaccare ancora l'animale svanisce nell'ombra.
Temper impreca e controlla in ogni direzione attorno a sé, sa che la bestia si nasconde da qualche parte, nell'ombra e nella nebbia. Due occhi luminosi, rossi come braci ardenti, appaiono dal lato opposto della piazza e la creatura gli corre incontro.
La bestia lo travolge calpestandolo e gli azzanna un braccio, senza mollare lo strattona come fanno i mastini con la cacciagione. Prosegue la sua corsa facendolo sbattere contro pavimento e muri prima di lasciarlo a terra.
Temper è malmesso, il braccio insensibile, l'armatura così ammaccata da premergli dolorosamente contro le costole, la bocca piena del suo stesso sangue. Era tanto tempo che non si sentiva così, da quell'ultima battaglia. È molto oltre il dolore e la paura, si sente euforico, una nuova forza lo pervade, il suo corpo si muove quasi per conto proprio.
Vede il mastino pronto ad attaccare ed estrae il pugnale, deciso a mandare a segno almeno un colpo prima di morire.
Quando la bestia si avventa su di lui le pianta il coltello dritto tra le fauci conficcandoglielo nel palato. L'animale guaisce e si ritrae, artigliandosi il muso infastidito e correndo in tondo. Niente più che una puntura d'ape, pensa Temper prima di svenire.


Kiska


Kiska decide di fermarsi in uno sgabuzzino vuoto a riprendere fiato e a fasciare la gamba, ferita a causa dell’esplosione. Riflettendo decide che il modo migliore di trovare l'Imperiale è anticiparlo, raggiungere le porte del forte il più in fretta possibile e chiedere a Lubben, il guardiano, se il suo obbiettivo è già arrivato; se così fosse potrebbe cercare di convincerlo a lasciarla entrare, altrimenti le basterà attendere che l'uomo sopraggiunga.
Riprende il cammino. Conosce una scorciatoia, un sentiero per le capre in disuso da tempo che sale alla città alta e al forte direttamente dalla scarpata rocciosa.
La scalata è pericolosa, ma la conosce così bene da procedere speditamente. Raggiunge una stretta rientranza che sa essere l’entrata di una grotta fitta di cunicoli e lì si ferma a riprendere fiato. Osserva dall'alto il panorama e nota a largo, in lontananza sul mare, degli strani lampi verde azzurri.
Un'ombra la sorprende alle spalle, un uomo che cerca di afferrarla. Dopo una breve ma intensa lotta lo sconosciuto riesce a sopraffarla, le lega i polsi e prepara un cappuccio con cui coprirle la testa. Kiska lo riconosce: è la guardia del corpo del suo obiettivo!
- Ho un messaggio per il tuo padrone!
La guardia la ignora e le infila la testa nel sacco.
- L'uomo che ha incontrato nel giardino è morto!
Tenta ancora lei.
Dopo qualche istante di assoluto silenzio il cappuccio viene rimosso e Kiska si trova davanti l'Imperiale.
L'uomo ha la pelle nera come l'ebano, è magro e dai lineamenti affilati, il capo rasato a parte una lunga coda di capelli sulla nuca, parla in Talian, con accento e modi aristocratici. Ordina alla sua guardia, Hattar, di prelevare la lettera, cosa che la guardia fa in modo rude, senza nascondere l'antipatia verso la giovane.
Il nobile legge il messaggio e interroga Kiska, vuole essere certo che sia la messaggera originale.
-Chi è il mandante?
-Agayla
-Una sua abitudine peculiare?
-Lavora a maglia nella notte di mezz'inverno
-Il tuo nome completo?
-Kiskatia Silamon Tenesh.
Soddisfatto delle risposte l’imperiale si presenta con il nome di Artan, un nome falso, e poi torna a leggere il messaggio, infine si mette a guardare in lontananza, oltre l'imbocco della caverna.
Dopo qualche minuto Kiska si offre di dare maggiori particolari riguardo gli accadimenti di quella notte, se servono, ma l'uomo le dice che nel messaggio Agayla parla di altre cose. L'uomo le mostra il messaggio. Sul foglio c'è il disegno stilizzato di un uomo, racchiuso in un rettangolo, guardando sempre più da vicino a Kiska sembra di scorgere qualcosa, del blu...
- C'è del ghiaccio.
L’uomo resta sorpreso ma cambia discorso chiedendole di Oleg.
Kiska racconta di com’è morto e di quello che gli ha detto, che l'Imperatore è tornato per il Trono dell'Ombra, non per quello dell'impero e che se lo si ferma durante la Trasmutazione subirà l'Inumazione e resterà intrappolato per sempre. Per riuscire a vincere dovrà perdere tutto.
Artan ascolta con attenzione, redarguendo Hattar per non essersi accorto che Kiska li ha seguiti ed osservati per tutto il tempo, ma dando poco peso al resto del racconto, liquidando le raccomandazioni di Oleg come i farneticamenti di un pazzo.
Quando i due fanno per allontanarsi Kiska chiede di poter andare con loro, ma Artan ordina alla guardia di legarla bene e a lei di farsi da parte.

Appena lasciano la caverna Kiska inizia a liberarsi dai legami, è una cosa in cui si è esercitata spesso, in poco si sloga il pollice e si libera dalle corde, ancora più decisa ad arrivare al Forte di Mock prima di loro. Per un attimo le torna alla mente la raccomandazione di Agayla di non entrare nella fortezza, ma è lì che Artan sta andando ed è lì che tutto succederà.
 
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