Malazan Italia Forum

Capitolo 4

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view post Posted on 24/11/2019, 16:18     +1   +1   -1
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Ringrazio Claudia,trovate tutti i riassunti nel suo Blog

CAPITOLO QUARTO
VECCHI NEMICI, VECCHI AMICI

Un Pescatore


Il pescatore continua a remare sulla sua barchetta, tutt’intorno i Riders lo accerchiano, si fanno avanti e si ritraggono, ogni tanto uno di loro scaglia una lancia, ma quella evapora con uno sbuffo prima di raggiungere l’uomo.
Il pescatore li ignora, continuando a cantilenare a bassa voce attraverso labbra irrigidite dal gelo.
Un Rider prova audacemente a penetrare il circolo di protezione ma fugge appena la sua armatura di ghiaccio evapora sfrigolando.
Un gruppo di nemici si avvicina sospingendo un iceberg con un'ombra nera al suo interno, il pescatore da loro le spalle e continua a remare e cantilenare ignaro.
Man mano che il blocco di ghiaccio si avvicina si scioglie lasciando emergere la nave intrappolata al suo interno, è “Il Sogno di Rheni". (la nave del prologo)
L'imbarcazione avanza imperterrita verso il pescatore ignaro e, dopo pochi istanti di fracasso e confusione, tutto ciò che resta delle due barche è un remo galleggiante.


Agayla


La donna cammina lungo la costa avvolta in uno scialle pesante. Raggiunge la capanna del Pescatore e entra salutando la donna cieca seduta nell'angolo. Basta un solo passo all'interno per capire che qualcosa non va. Il pavimento scricchiola sotto i suoi piedi per lo strato di brina, il fuoco è spento e il fiato di Agayla è ben visibile nell'aria immota. La moglie del pescatore è morta congelata, gli occhi aperti e le mani immobili nel gesto di lavorare a maglia.
Agayla lascia la catapecchia.
Continua a camminare lungo la costa fino ad un'altura, mentre vi si arrampica osserva inquieta le luci azzurre baluginanti in lontananza sul mare in tumulto.
Sulla cima un uomo la aspetta, è Obo.
- Hai mai visto una cosa del genere?
- Non c'è più stato niente come questo fin dai primi attacchi.
- Il Pescatore?
- Sopraffatto, loro sanno che non siamo mai stati così vulnerabili.
- Quella pazza, Surley, sterminare tutti i maghi, non si è nemmeno fermata a chiedersi perchè ce ne fossero così tanti qui, i Rider non osavano avvicinarsi per miglia dalla costa!
- Nessuno lo sapeva Obo.
Obo è pessimista, pronto ad arrendersi, ma Agayla gli dice di aver chiamato aiuto.
- Non lui spero?
- No, qualcun altro.
- Va bene, ma chiunque sia se non mi piace me ne andrò.
Agayla tentenna per ciò che percepisce dai Raider, o forse per un loro attacco mentale e Obo commenta:
- Sono proprio dei bastardi ostinati.


Temper


Temper sta avendo il suo solito incubo, quello che lo perseguita da un anno.
È seduto accanto a uno dei suoi compagni di squadra, Point. Non molto lontano gli altri quattro membri della squadra montano la guardia alla tenda di comando. Attorno a loro i ranghi serrati dell'esercito malazan sono schierati in vista delle mura di Y'Ghatan, nel mezzo una piana desertica coperta di corpi crivellati di giavellotti.
- Dassem ha detto che questa sarà la sua ultima battaglia
- Lo dice tutte le volte, risponde Point, ma questa volta Temper sente che è diverso.
Dassem esce dalla tenda, seguito dall'elite dei maghi, il vecchio A'Karonis, il gigantesco Bedurian, la donna, Nightchill e il pelato Hairlock.
Point commenta che gli manca come gestiva le cose Kellanved, lasciando intendere quanto tutti loro disprezzino Surly.
Poco dopo dalla tenda emergono i comandanti dell'esercito, Amaron, Choss e Whiskeyjak, che iniziano subito a dare ordini per preparare l'imminente attacco. Surly rimane nella tenda.
Dassem e le sue guardie si tengono ai margini della battaglia, messaggeri vanno e vengono portando i suoi ordini.
Presto arriva la notizia, una breccia è stata aperta nelle mura. Dassem passa il comando ai capitani e si prepara a scendere in battaglia.
Temper scambia con lui qualche parola, ma non trova il coraggio di chiedergli del suo patto con Hood di tanti anni prima.
Dassem sembra preoccupato e sovrappensiero, parla più tra sé che con Temper,
- Lui ha fatto un errore, presto vedremo Surgen.
L'uomo pare rassegnato, dice di non avere più nulla da perdere e questo inquieta Temper.
Infine, pronto, Dassem si avvia verso la battaglia accerchiato dalla sua guardia d'onore, Temper, Point, Ferrule, Quillion, Hilt ed Edge.
Mentre avanzano Temper si guarda intorno in cerca di Surgen Ress, l'ultimo dei Campioni di Sette Città. Anzi, l’ottavo inatteso campione di Y'Ghatan, l'ottava e segreta Città Santa.
Le altre sette, e i loro campioni, sono tutti caduti per mano di Dassem.
Inizialmente incrociano solo soldati feriti di ritorno verso il campo, poi iniziano a trovare i cadaveri, nemici e amici, sparsi attorno alla prima cinta di mura. Avvicinandosi alla seconda serrano i ranghi attorno al loro comandante, le urla ed il clangore della battaglia li sovrastano.
Incrociano un messaggero che dice loro che Surgen è stato visto scendere in campo. Dassem estrae la spada e si avvia in quella direzione deciso a sconfiggere finalmente il nemico.
I soldati di Sette Città li attaccano con ferocia non appena li avvistano, è stato promesso il santo martirio a coloro che cadono affrontando Dassem, tra loro ci sono Surgen e le sue venti guardie scelte. Dassem si dispone in prima linea, con Temper e gli altri a coprirgli le spalle e i fianchi.
Presto l'impeto dei nemici li isola dal resto dell’esercito e si trovano accerchiati.
Temper non si spaventa, gli è già successo altre volte ed è certo che i regolari dell'esercito stiano già spingendo per raggiungerli.
Dal caos emerge Surgen, il campione di Sette Città incrocia le lame con Edge ma è chiaro che non è lui che vuole affrontare. Raggiunge Dassem dando via al duello con lui. Attorno, la guardia nemica attacca senza tregua Temper e i suoi compagni cercando di isolare ed accerchiare la Spada dell'Impero.
Surgen è in difficoltà ed inizia ad arretrare incalzato da Dassem, Temper e gli altri continuano ad abbattere le sue guardie, aspettando il resto dell'esercito mentre seguono il loro comandante.
Surgen contrattacca ma qualcosa di rapido, così veloce che Temper non capisce cosa sia, colpisce Dassem al petto facendolo incespicare ed arretrare.
Il campione di Y’Ghatan resta sorpreso solo un istante prima di approfittarne e rinvigorire il suo attacco. Dassem si tiene il petto mentre continua a difendersi. Quillion ed Edge si frappongono tra lui e il nemico.
Il gruppo inizia a ritirarsi ma gli avversari si accaniscono percependo la loro debolezza. Quillion cade per mano di Surgen.
Dassem incespica in mezzo a loro mentre arretrano, ma nessuno può aiutarlo a sorreggersi in mezzo a quel feroce attacco. Temper si chiede cosa ha colpito il suo capitano, ma non ha tempo di trovare una risposta perché Surgen li raggiunge di nuovo.
Sono rimasti solo in quattro, Lui, Dassem, Ferrule e Point. Dassem abbatte ancora un paio di nemici mentre si para dagli attacchi di Surgen ma Point deve intervenire per fargli riprendere fiato mentre Temper e Ferrule tengono a bada la folla attorno a loro.
L'esercito di Malazan continua a tardare.
Temper riesce a vedere poco del duello tra Point e il campione di Y'Ghatan ma scorge abbastanza da capire che l'uomo ha dato il meglio di se, resistendo ben più a lungo di quanto si aspettasse, nonostante ciò infine cade.
Temper spronato dalla rabbia si fa avanti ad affrontarlo, sapendo che se i soldati alleati non arrivano in fretta Surgen li ucciderà tutti uno ad uno. L'avversario è forte quasi quanto lui, ma molto più veloce e abile e solo una cieca testardaggine permette a Temper di resistere. Sa di essere spacciato, si considera già morto, spera solo di guadagnare abbastanza tempo da permettere a Dassem di salvarsi.
Ferrule, perso nella furia della battaglia, colpisce con impeto tutt'attorno a sé.
Dassem, barcollante, riesce ancora a tenere testa ai soldati semplici.
Surgen ferisce Temper allo stomaco facendolo tentennare, un secondo e potente fendente gli frantuma lo scudo. Surgen carica il terzo colpo e Temper, lasciata cadere la spada, lo blocca a mani nude afferrandolo al polso. Nessuno può liberarsi dalla presa ferrea di Temper, non importa quanto possa essere rapido o abile. Surgen impreca e sputa contro di lui, ma Temper, ferito, sente il sangue colargli dal ventre lungo le gambe e con esso anche la sua forza.
Infine Surgen riesce a liberarsi con uno strattone, ma attorno a loro risuona il caos dei regolari Malazan che insorgono come un'onda. Mentre sviene, Temper sente mani afferrarlo e trascinarlo via dal campo di battaglia.


Temper si sveglia dall’incubo sovrastato da un uomo con un cappuccio grigio, il cuore che batte all'impazzata e il desiderio di combatterlo non sono sufficienti a dargli la forza di reagire. L'uomo si china su di lui e Temper perde di nuovo i sensi soffocato da un dolore al petto.
Apre nuovamente gli occhi, sopra di sé il cielo notturno coperto di nubi di Città di Malaz, poco lontano l'uomo col mantello grigio lo osserva. Tiene in mano il suo elmo, lo indica e gli consiglia di liberarsene se non vuole che tutti sappiano chi è in realtà. Attorno a loro, nella piazza, altre figure col mantello grigio li osservano.
L'uomo gli dice che sono rimasti sorpresi per come ha combattuto con Rood, la sua abilità ha stupito il mastino stesso, così hanno deciso di intervenire, lo hanno salvato e curato.
Temper si alza con fatica, le membra irrigidite e dolenti. Accanto a se trova le sue armi e i pezzi dell'armatura persi durante la lotta, alcuni sono così danneggiati da essere inutilizzabili. Un’altra figura ammantata si avvicina e scambia qualche parola col primo uomo in una lingua che Temper non ha mai sentito, nota che sotto i mantelli informi sembrano più magri e più alti della media, l'oscurità dei cappucci non lascia intravedere nulla.
Temper riflette su tutto ciò, e sul portento di una simile guarigione, per non parlare del fatto che lo hanno salvato dal mastino. Chi sono questi figuri?
Ripensa alle voci sentite a proposito di un culto dell'Ombra formato da potenti maghi e patroni di assassini.
L'uomo gli dice che hanno un nemico in comune, gli Artigli.
E questo lo induce a pensare che i suoi misteriosi salvatori siano il vecchio corpo segreto di assassini di Dancer, le Grinfie, svaniti nel nulla da qualche tempo e nemici degli Artigli.
A quel punto l’uomo lo conduce ad un punto rialzato da cui osservare la parte più bassa della città.
Due degli altri uomini incappucciati gli si affiancano lungo la strada.
Arrivati lassù Temper vede che il banco di nebbia in cui aveva brancolato prima è ancora denso tra le strade, sembra raccogliersi attorno alla taverna dell'Uomo Impiccato e alla Dimora Fantasma, sopra di essa si scorgono le luci baluginanti rivelatrici di una grande magia all'opera.
- Cos'è?
- Alcuni dicono una porta, un passaggio verso l'Ombra, chi lo varca regna sul reame.
Un ululato risuona.
- É per questo che sei qui?
- No, io non sono abbastanza forte, i mastini sono solo una delle difese, ma qualcuno tenterà prima dell'alba. Noi ci teniamo pronti.
- Perchè mi avete salvato?
- Vorrei che ci aiutassi
- E se rifiutassi?
L'uomo rimane in silenzio per lunghi momenti.
- Allora puoi andare, i miei uomini ti scorteranno.
Temper accetta la scorta e decide di andarsene e l'uomo gli rivolge l'antico saluto Imperiale. Mentre si allontana le due guardie si mettono in formazione dietro di lui e lo seguono. Incredulo Temper si avvia di nuovo verso il forte di Mock.
Lungo il cammino riflette su quanto ha appreso, è convinto che questa storia del trono d'Ombra sia una copertura, che in realtà siano venuti per via della profezia del Ritorno, chi crederebbe che un uomo come Kellanved, se ancora in vita, sia disposto a lasciar correre quando il suo trono viene usurpato?
Lui aveva personalmente visto l'Imperatore solo poche volte, ma erano bastate. Nonostante da lontano potesse apparire come uno scuro gnomo burbero, bastava un suo sguardo per incutere timore a chiunque, ma ancor di più a coloro che avevano assistito allo scatenarsi del suo esercito di Imass su una città. Dassem una volta gli aveva raccontato di essere andato nella tenda di comando, di aver discusso le tattiche di guerra con l'uomo per ore nell'oscurità e, quando infine un inserviente aveva portato una lanterna, aveva scoperto di essere solo. Quel giorno Kellanved era a bordo di una nave a parecchie miglia da lì.
Quando sorgerà l'alba questi fanatici se ne torneranno delusi da dove sono venuti, pronostica Temper.
Arrivati all'inizio del sentiero che si inerpica verso la fortezza le sue due guardie si fermano, quando li interpella gli consigliano di non andare, lassù c'è solo morte, dicono, ma lui li saluta con un cenno e comincia la risalita.
Ad un tornante si ferma a riprendere fiato, gli torna alla mente il ricordo di quella notte, la notte in cui lui e Dassem sono morti.


Dopo lo scontro con il Campione di Sette Città si era svegliato nella tenda infermeria degli ufficiali, Ferrule era seduto accanto al suo giaciglio, due ombre scure di guardia alla porta, Artigli.
Ferrule aveva avviato una banale conversazione sulla sua salute mentre con il codice dei gesti parlavano di cose più pressanti:
"Hanno fatto la loro mossa" gli aveva segnalato.
Temper ed i suoi compagni sapevano da tempo che Surly avrebbe mosso contro di loro, si erano preparati, ma ora restavano solo in due ad affrontare gli Artigli.
- Dov'è lui?
- Lo hanno portato via per delle cure speciali.
"Dobbiamo trovarlo"
"Ce la fai?"
"Sono con te"
- Aiutami ad alzarmi e andiamo a vedere come sta.
Con tutta la sua forza di volontà si era costretto ad alzarsi, aveva male ovunque e, anche se parte del suo atteggiamento ferito era una finzione, era davvero messo male. Aveva giurato di difendere Dassem fino alla morte, e Surly avrebbe rimpianto di non averli uccisi tutti e sei.
Aiutando Temper ad alzarsi Ferrule gli aveva passato un coltello ma, appena si erano avvicinati all'uscita i due Artigli si erano spostati a bloccargli il passaggio.
- Ordini della reggente, dovete riposare.
I due compagni avevano insistito per uscire e, quando uno degli Artigli aveva tentato di lanciare un incantesimo, avevano reagito. Dopo una colluttazione erano riusciti ad uccidere le due guardie, ma Temper aveva un coltello da lancio conficcato in un braccio mentre il Seti aveva perso un orecchio.
Temper si era seduto a riprendere fiato mentre il compagno gli aveva fasciato il braccio e aveva requisito le armi dei due Artigli. Temper si sentiva ancora debole a causa delle ferite riportate in battaglia e si vergognava di come si era battuto con le guardie così aveva proposto a Ferrule di proseguire da solo, ma l'uomo non aveva voluto saperne. Gli aveva risposto che la sua sola presenza sarebbe bastata a procurargli un vantaggio. Le voci di come era riuscito a trattenere Surgen infatti erano sulla bocca di tutti, in molti lo avevano visto combattere e alcuni sospettavano addirittura che fosse stato sostenuto da un potere superiore.
Una volta ripuliti i due erano usciti dalla tenda e si erano diretti verso il luogo in cui era tenuto Dassem. Avevano attraversato il campo di tende con passo sicuro, rispondendo a tutti quelli che li riconoscevano e salutavano con entusiasmo. Non avrebbero colto nessuno di sorpresa, ma più testimoni avevano meglio era.
Arrivati in vista della tenda che cercavano vi avevano trovato altri due Artigli di guardia, la loro espressione stupita aveva scaldato il cuore a Temper.
- Siamo venuti a vedere Dassem
Aveva detto Ferrule per poi proseguire senza rallentare verso l'entrata.
Gli artigli avevano esitato un istante, adocchiando tutti i soldati semplici presenti attorno, e infine li avevano lasciati passare.
Dentro avevano trovato Dassem addormentato su una branda, il petto fasciato. Un lieve movimento nella stoffa della tenda e si erano trovati davanti la Reggente Surly, la terza persona più pericolosa dell'Impero. Con lei c'erano tre tra gli Artigli più conosciuti: il secondo in comando Topper, Possum con i suoi occhi scuri e il volto affilato e Jade, una donna Dal Honese, una delle più temute tra gli Artigli.
Temper li aveva ignorati andando dritto da Dassem e cercando il polso.
- È vivo?
Fu Surly a rispondere:
- A malapena, cammina sul ciglio del reame di Hood, ma il suo patrono sembra non volerlo prendere.
I due si erano voltati ad affrontare il gruppo ma Surley aveva cercato di riappacificarli.
Aveva detto loro che era stato promosso Choss al suo posto, che Surgen stava morendo per le ferite proprio in quel momento e che Y'Ghatan sarebbe presto caduta e con lei tutto il continente, non aveva più bisogno di Dassem.
Temper era stato costretto ad afferrare il braccio di Ferrule e a segnalargli di aspettare ad agire.
- E riguardo a noi?
- Cosa volete? Denaro? Titoli?
Temper poteva sentire la rabbia montare nel compagno attraverso la tensione del suo braccio.
- Per prima cosa la vita di Dassem.
- Possiamo trovare un modo, va bene.
Temper conosceva il modo di fare di Surly, "niente testimoni" era il suo cavallo di battaglia, non avrebbe mai lasciato Dassem in vita, ma le apparenze contavano in questa situazione.
- D'accordo, e vogliamo restare con lui finchè la cosa non è sistemata.
Surly aveva osservato i due, la manica della tunica di Temper grondava sangue per la ferita
- Perfetto, Possum e Jade discuteranno con voi i particolari.
Preso con sé il terzo Artiglio era uscita.
La tenda non aveva fatto in tempo a richiudersi che le due sentinelle di guardia erano entrate, quattro Artigli contro due soldati feriti, non era uno scontro equo.
Ad un gesto della mano di Possum i rumori provenienti dal campo svanirono, erano isolati.
Temper aveva ripensato alle parole della Reggente, Dassem era sul ciglio della morte, il reame del dio a cui aveva promesso la sua anima ma che poi aveva rinnegato.
Gli era venuta un'idea.
- Coprimi le spalle!
Mentre gli Artigli attaccavano intercettati da Ferrule, lui si era voltato e aveva affondato il pugnale nel petto di Dassem.
- Fermatelo! - aveva gridato Possum, poi tutto era accaduto rapidamente.
Qualcosa aveva colpito duramente Temper alla testa e contemporaneamente la mano di Dassem era salita al pugnale scaraventando sia l'arma che il veterano dall'altro lato della tenda. Poi la Prima Spada dell'Impero si era alzata.
Tre degli Artigli gli si erano fatti sotto, mentre Possum continuava a incalzare Ferrule. Dassem aveva afferrato il primo alla gola sfondandogli la trachea, poi aveva lanciato il suo cadavere agli altri due facendoli cadere. Uno dei due aveva perso i sensi mentre Jade aveva tentato subito di rialzarsi. Dassem l'aveva colpita alla testa con un poderoso calcio e, dopo avergli strappato l'arma di mano, l'aveva usata per tagliarle la gola.
Temper aveva di rado visto il suo capitano combattere in quel modo violento e sgraziato, doveva essere davvero arrabbiato, aveva riflettuto osservando la scena con gli occhi sempre più annebbiati.
Possum, a quel punto, aveva iniziato ad evocare il suo canale ma Dassem aveva scagliato il pugnale distraendolo il tempo necessario a raggiungerlo ed ingaggiare uno scontro con lui.
Temper aveva ammirato lo scontro, la forma di Possum era sublime, ma Dassem era migliore sotto ogni altro aspetto. Dopo alcuni colpi non andati a segno da entrambe le parti Dassem lo aveva afferrato al braccio, gli aveva torto il polso fino a spezzarlo e lo aveva pugnalato con la sua stessa arma.
Sorridendo per la loro vittoria Temper era infine svenuto.
Aveva ripreso coscienza a sprazzi quella notte, i suoi compagni lo stavano trasportando prima attraverso l'accampamento e poi nell’erba alta della steppa.
Avevano proseguito a piedi per alcuni giorni finchè, raggiunta la costa, avevano trovato una barca da pescatori. Dopo un mese di navigazione erano infine approdati sulla costa a sud di Aren. Sporchi, affamati e cotti dal sole avevano discusso brevemente, Temper e Ferrule volevano proseguire per mare verso Falar, ma Dassem voleva andarsene per conto suo in cerca di qualcosa. Ferrule non l'aveva presa bene e se ne era andato quasi senza dire addio al suo capitano mentre Temper si era trattenuto a salutarlo e dopo un breve abbraccio Dassem gli aveva profetizzato che avrebbe vissuto a lungo se non fosse andato con lui.
Qualche settimana più tardi a Strike avevano sentito la versione ufficiale di ciò che era accaduto quella notte, apparentemente un gruppo di fanatici di Y'Ghatan aveva fatto un'incursione nel campo e aveva ucciso Dassem e le sue due guardie superstiti per poi trafugare il corpo della Prima Spada dell'Impero.
Tre giorni dopo la città era caduta, avevano trovato il corpo di Surgen, morto per le ferite riportate nello scontro con Dassem, ma del suo corpo non c'era traccia.
Choss aveva guidato la presa della città, affermando il proprio ruolo come nuovo Gran Pugno, ma la carica di Prima Spada era rimasta vacante.


Kiska


Kiska giunge alla porta principale del forte ma nessuno le da l'alt per chiederle cosa vuole e alle feritoie non ci sono dardi di balestra puntati su di lei. La cosa la insospettisce. Poco più in giù, lungo il muro, la porticina secondaria è aperta, con qualcosa incastrato in mezzo.
Kiska si avvicina e capisce che è il cadavere di uno dei mercenari che l'avevano rapita prima. Entra e, oltre la soglia, trova altri due corpi, sembra che fossero stati lasciati di guardia dal resto del loro gruppo quando qualcuno li ha uccisi prendendoli di sorpresa.
Deve proseguire, è sicura che Artan sia già all'interno.
Si avvicina silenziosa alla porta della casa del custode Lubben, un suono all'interno la mette in allerta ma non fa in tempo ad allontanarsi che il battente si apre e qualcuno la trascina all'interno. È il gobbo Lubben che, dopo averla riconosciuta, abbassa l'arma con cui stava per colpirla.
- Cosa sta succedendo nel forte? - chiede Kiska.
- Non lo so e non mi interessa.
- Devo entrare a scoprirlo.
- Come vuoi ragazza, ma sappi che è una guerra, e non fanno prigionieri, non è come gli affari di cui ti occupi di solito. Io non mi muoverò di qui.
Dopo essersi fatta prestare un'arma dal guardiano, un coltellaccio ricurvo, Kiska lascia la sua stanza diretta al corpo principale del forte.
Nel primo salone trova altri quattro mercenari morti, stavolta non ci sono ferite evidenti, Magia, pensa con un brivido, fa un rapido calcolo mentale e decide che devono esserci ancora una decina di loro, compresi il capitano con le cicatrici e la donna maga.
Lungo una stretta scala a chiocciola poco illuminata trova un altro cadavere, è una delle due guardie rimaste ad Artan, fino ad ora tutte le uccisioni sembrano opera di Artigli.
Al secondo piano si trova davanti una scena da incubo, molti corpi ingombrano l'atrio, la maggior parte sono mercenari ma, qui e là, nota anche alcuni Artigli. Mobili e tappezzeria sono in pezzi, striati di bruciature e in alcuni punti fumano ancora, probabilmente un’altra di quelle munizioni Moranth, esplosa in uno spazio troppo ristretto.
Attraversando la stanza verso la successiva rampa di scale controlla l'identità dei corpi, sembra che né Hattar né Artan siano tra loro, e nemmeno il capitano o la maga dei mercenari.
Lungo le scale incappa in un altro mercenario, è malmesso ma ancora vivo e i due scambiano qualche parola.
- Cosa siete venuti a fare?
- A riportare Malaz sulla retta via, all'antica gloria, Lui è venuto da noi e ce lo ha promesso!
- E cosa è successo?
- Lei era ben preparata, Artigli ovunque, tanti.
- Lei chi?
Chiede Kiska, non ha dubbi su chi sia il Lui che i mercenari servono.
- Surly
Kiska lo sospettava, ma ora ne è certa. Agayla ed Artan avevano avuto ragione, queste sono cose più grandi di lei, non avrebbe dovuto immischiarsi, sono questioni tra gli Imperiali e la Vecchia Guardia, e lei rischia di essere uccisa come testimone scomodo.
La ragazza si precipita di nuovo giù per le scale ma quando arriva al piano dell'esplosione un rumore la mette in guardia, così si nasconde nell'ombra e osserva.
Dalla scala sta salendo una figura inquietante, sembra uno spettro del passato riportato in vita dalla Luna d'Ombra, due lunghe spade curve, un'armatura arcaica segnata da colpi così terribili che nessuno avrebbe potuto sopravvivere. La figura avanza lentamente e rumorosamente, leggermente incurvata, con le armi spianate, evidentemente pronta alla lotta. Kiska pensa ad un demone, o ad un tiranno Jaghut tornato in cerca di vendetta.
Qualcosa colpisce l'armatura e il gigante si volta lentamente su sé stesso, dalle ombre appaiono due Artigli, uno davanti e uno dietro al guerriero.
Lo scontro ha inizio e Kiska resta sorpresa dalla rapidità con cui l’energumeno riesce a muoversi, il primo Artiglio riesce a parare un paio di colpi ma l'avversario lo sorprende con una testata, l'impatto dell'elmo contro il volto dell'assassino lo lascia stordito e prima che possa accasciarsi a terra una delle due grosse spade ricurve lo sventra.
Un coltello da lancio si conficca nella schiena dell'uomo in armatura strappandogli un grugnito costringendolo ad affrontare il secondo artiglio.
- Mi prenderò la tua testa stavolta, Possum.
Il modo spavaldo con cui la figura si rivolge all'artiglio conferma a Kiska che non si tratta di una creatura di questo mondo.
- Ti aspetto di sopra - risponde il sicario prima di svanire nelle ombre.
Kiska osserva l’essere liberarsi del pugnale conficcato nella schiena e riassestare l'equipaggiamento come per prepararsi ad uno scontro.
La ragazza si volta e torna di corsa su per le scale.
Al piano successivo trova un altro atrio contornato di porte, la ragazza sa che sono i quartieri del Sottopugno che governa l'isola. Solo l'ultima porta sul fondo è aperta, quella che da verso la sala da pranzo usata per gli incontri d'affari. Silenziosamente scivola nell'oscurità al suo interno.
I suoi occhi si abituano lentamente al buio e Kiska inizia a percepire la forma dei mobili attorno a sé, ha la forte sensazione di non essere sola. Nascosti assieme a lei nell'ombra trova Artan e Hattar, la guardia del corpo sembra davvero contrariato di vederla, Artan le fa segno di non fare rumore e le bisbiglia all'orecchio:
- Non saresti dovuta venire.
- Qualcosa sta arrivando, un inarrestabile demone in armatura, ha già sconfitto due Artigli.
Artan la porta con sé verso il fondo della stanza mentre Hattar si avvicina alla porta aprendola un po' di più. Dalla loro posizione riescono a vedere bene la sezione dell'atrio illuminato che porta alle scale verso l'ultimo piano, quello occupato da Surly.
La figura entra nel loro campo visivo, anticipata dallo sferragliare dell'armatura, e Artan sussulta commentando:
- Avevi ragione, è davvero un fantasma del passato.
Lo osservano avvicinarsi alla scala e fermarsi poco prima di averla raggiunta. La creatura, fino a quel momento lenta ed ingombrante, entra in azione e, con una rapidità terribile, sferra un fendente verso le scale, ma il clangore del metallo che colpisce altro metallo annuncia che il colpo è stato parato.
Una figura appare dal nulla, il grigio mantello informe dei cultisti la avvolge.
Kiska si volta verso Artan in cerca di spiegazioni, ma l'uomo ha gli occhi spalancati per la meraviglia.
Il combattimento cessa e i due scambiano alcune parole, infine il cultista fa un gesto con la mano e in mezzo all'atrio appare una figura accasciata, è la donna maga dei mercenari che Kiska aveva incontrato quando era stata rapita. La creatura in armatura la scuote fino a farla gemere, poi se la carica in spalla e si dirige verso la scala che porta verso il basso.
Kiska si chiede a cosa ha appena assistito, forse una sorta di sacrificio? Sollevata che la creatura demoniaca abbia deciso di andarsene sta già abbassando la guardia ma la presa di Artan sul suo braccio si stringe.
La ragazza guarda l'uomo, sta fissando raggelato verso la porta, le sue labbra si muovono e lei coglie il messaggio:
- Resta immobile.
Kiska sposta lo sguardo verso l'uscita, appena oltre il battente il cultista li sta guardando. Kiska pensa che non dovrebbe essere possibile, l'atrio in cui si trova è abbondantemente illuminato mentre loro si trovano in una stanza buia.
Nel silenzio Artan bisbiglia:
- Per il Verme dell'Autunno, è Lui!


Temper


Temper entra nella Fortezza di Mock dal cancello principale, la vista di alcuni cadaveri lo spinge ad estrarre le spade gemelle. Riconosce i corpi come uomini di Ash, alcuni dei mercenari incontrati alla locanda, ma nessuno di loro è un Arsore di ponti, solo feccia.
Esita un istante, indeciso se entrare nei locali del guardiano Lubben, ma il timore che un soldato attempato come lui possa riconoscere il suo elmo lo trattiene. Passando davanti alle baracche dei soldati si chiede se i suoi colleghi giacciono là morti, conoscendo l’Artiglio non ne sarebbe stupito.
All'interno dell'edificio trova altri cadaveri, altri uomini di Ash e qualche Artiglio. Si sistema meglio l'armatura danneggiata prima di proseguire. Di sopra lo aspettano un ufficiale imperiale con i suoi Artigli, quello che potrebbe essere un alleato, e due persone che devono rispondere di un tradimento che avrebbero potuto prevenire.
Sente la solita calma pervaderlo, si sente forte anche se dolorante, pronto a combattere.
Dopo pochi passi nella prima sala avverte un cambiamento nell'aria e si getta di lato, qualcosa appare e scompare dall'ombra senza riuscire a colpirlo.
Temper prosegue verso le scale che salgono cercando di tenere la schiena contro il muro.
Poco dopo un Artiglio appare in mezzo alla sala, è una donna, ha il busto squarciato da terribili ferite e gli occhi vitrei per lo shock. La donna, che non sembra nemmeno vedere Temper, inizia a gesticolare con le mani e di fronte a lei comincia ad aprirsi un portale. Temper sa che da quell'apertura verso il Canale Imperiale potrebbe emergere qualsiasi cosa, altri Artigli, un esercito, un demone. Il soldato scatta all'istante falciando le gambe della maga, appena la donna colpisce il pavimento il portale svanisce e Temper le affonda le spade gemelle nel petto. Temper prosegue.
Salendo le scale percepisce subito l'odore dei cadaveri ammassati al primo piano, è l'odore del campo di battaglia, lo fa sentire a casa e, per un attimo, gli sembra di avere al fianco i suoi compagni perduti, e Dassem con loro.
Analizza la scena appena la raggiunge, sembra che il grosso della squadra di Ash abbia combattuto con alcuni Artigli, poi uno degli Arsori deve aver fatto saltare una delle sue maledette cariche ponendo fine allo scontro.
Controlla se tra i corpi ci sono Ash o Corrin senza trovarli.
Per un istante gli pare di cogliere un movimento sulle scale, poi sposta l'attenzione attorno a sé. Se gli Artigli stavano difendendo questo piano probabilmente lo stanno ancora facendo.
Un coltello da lancio lo colpisce alla schiena, rimbalzando sull'armatura e Temper si mette in posizione difensiva.
Un Artiglio gli appare davanti ma lui si volta sapendo di averne un altro alle spalle. Con un unico movimento lo attacca. Una testata, un affondo al ventre e poi si gira, ma non è abbastanza rapido, una daga da lancio lo colpisce alle spalle riuscendo a penetrare nel suo fianco.
Si scrolla nel tentativo di liberarsi dell'arma. L'Artiglio deve essere un comandante per aver mandato a segno un colpo attraverso l'armatura e Temper non vuole fargli vedere di essere ferito. Rotea le spalle per sciogliere i muscoli e prendere tempo mentre riflette.
Le movenze dell'assassino gli sono familiari e infine lo riconosce.
- Avrò la tua testa questa volta Possum.
L'assassino sghignazza.
- Ti aspetto di sopra. - Poi con un passo indietro l'Artiglio svanisce nell'oscurità.
Strofinando la schiena contro un muro Temper riesce a liberarsi della daga conficcata nel fianco.
Temper resta qualche attimo in tensione aspettandosi un nuovo attacco, quando non arriva decide di proseguire. Per un attimo gli pare di sentire dei passi che corrono su per la scala, si chiede se lo svanire di Possum non fosse solo scena e, immaginandosi l'uomo che corre come un ratto spaventato, ride. Sperava di non dover proseguire fino all'ultimo piano, era convinto che avrebbe trovato Corrin assai prima, viva o morta, eppure ancora non c'era traccia di lei o di Ash. Con un sospiro inizia a salire le scale.
Appena prima di sbucare sul primo piano si ferma, ha notato un tremolio nell'aria.
Con la spada colpisce davanti a sé e un istante dopo appare una figura: un uomo, alto e magro, indossa un mantello grigio simile a quelli dei cultisti, ma la stoffa di questo è molto più pregiata, sembra quasi luccicare. Qualcosa nel suo modo di muoversi lo colpisce, fluido e arrogante. Temper non ha dubbi, anche se si è trovato di fronte a Dancer poche volte, la mano destra dell'Imperatore Kellanved è inconfondibile.
Per un istante Temper è raggelato, nessuno può scontrarsi con Dancer e sopravvivere.
Ma l'assassino non attacca, si mette a parlare.
- Anche se non ci crederai siamo dalla stessa parte Temper.
Il guerriero incerto chiude maggiormente la sua guardia.
- Ci sono voluti molto impegno e molta magia per organizzare questa serata, ed è solo per pochi. Io sono il portiere.
- Una donna è passata prima di me, una maga di squadrone, dov'è?
- É con me, lei e anche Ash. Sono rimasti fedeli, sono venuti per servire.
- Consegnamela e me ne andrò.
Dancer ride.
- Perché dovrei? Te ne andrai comunque, non hai scelta.
Temper si assesta per prepararsi ad attaccare
- Dammela, Dancer.
- Non essere sciocco.
- Tu stai facendo lo sciocco, non mi lasci alternativa, ogni uomo ha il suo orgoglio, non posso semplicemente andarmene.
- Ecco, una possibilità c'è.
Dentro di sé Temper sospira.
- Cosa vuoi in cambio?
- Un'ultima battaglia, un ultimo servizio della Spada spezzata dell'Impero.
Temper sussulta, l'ultima... Allora Ferrule... Dancer... sono morti?
- Che battaglia? - chiede abbassando le armi.
- Torna in città dai miei cultisti e mettiti al loro servizio.
- Lei dov'è?
- Proprio qui.
E dopo un gesto della mano di Dancer una figura accasciata appare in mezzo al corridoio.
Temper la smuove con un piede fino a farla gemere per assicurarsi che sia ancora viva, poi, senza distogliere gli occhi dall'altro uomo, rinfodera le armi e se la carica in spalla.
- Voi due volete riprendere il trono?
- Non siamo tornati senza motivo, ma il Trono, l'Impero, sono solo simboli, non ci sono mai davvero interessati, è ad una preda migliore che puntiamo. Vai, si sta preparando una gran brutta lotta in città, ti piacerà.
Dancer arretra nelle ombre fino a svanire e Temper si avvia giù per le scale.
Prima di poter andare in cerca dei cultisti Temper deve assicurarsi che Corrin sia al sicuro e l'unico nei paraggi di cui si fida è Lubben.
Arrivato alla porta della sua casa, accanto al cancello principale, bussa impazientemente.
Dopo uno scambio sgarbato il gobbo lo lascia entrare e Temper depone Corrin nel letto del guardiano, l'ambiente angusto puzza di fumi di vino e l'uomo è palesemente ubriaco.
- In cosa ti stai cacciando?
- Niente.
- Sei rimasto nascosto a lungo, ti conviene continuare se non vuoi fare una brutta fine.
Gli dice il gobbo indicando il suo elmo.
- Pensavo avessimo l’accordo di restare entrambi in vita abbastanza a lungo da pisciare sulle loro tombe.
Continua Lubbel, accennando con la testa verso la fortezza.
- Ne ho ancora intenzione.
- Ma ti stai facendo usare di nuovo. Come una volta. A loro non importa se vivi o crepi, perché affannarsi allora?
Temper scrolla le spalle e si avvia verso la porta.
- Tienila al sicuro fino all'alba Lubben.

Ed esce.
 
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