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Capitolo 6

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view post Posted on 24/11/2019, 16:23     +1   +1   -1
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Ringrazio Claudia,trovate tutti i riassunti nel suo Blog

CAPITOLO SESTO
CAPITOLO SESTO


RISOLUZIONE

Kiska


Si sveglia in una casa che non conosce.
Un uomo la scuote per la spalla.
- Potrei riavere il mio grembiule?
Kiska si accorge di essere sdraiata su una panca coperta di lenzuoli e tessuti.
L’uomo che le sta parlando è Coop, il locandiere dell’Uomo Impiccato.
Kiska gli restituisce il grembiule e nota, seduto ad un tavolo a mangiare stufato, un altro uomo: è Seal,
il curatore.
Dalla porta sfondata vede la strada e i ciottoli illuminati dal sole del mattino.
Kiska chiede notizie di Tayschrenn, preoccupata di essere stata lasciata di nuovo indietro.


Seal le dice che i suoi due accompagnatori sono salvi e aggiunge di avere un messaggio per lei.
Prima di darglielo la costringe a prendere una ciotola di stufato e, mentre lei mangia, le elenca tutte le
ferite che le ha curato durante la notte, concludendo con le raccomandazioni necessarie a recuperare
le forze.
Kiska continua a chiedere del messaggio, ma il curatore la ignora.
- Vogliono che vada al porto?
Seal le fa un cenno affermativo e Kiska, ingollato l’ultimo boccone, corre fuori dall’abitazione diretta al
porto.
La ragazza, ancora dolorante per le ferite, vestita di abiti scompagnati e troppo larghi presi a prestito
dal curatore, attraversa la città zoppicando, attirando sguardi e sussurri dalle persone che si aggirano
sospettose e ancora impaurite per le strade.
Raggiunto il porto trova il Cutter in fermento, manovalanza locale carica casse di provviste mentre i
marinai ne controllano lo stoccaggio. Sul ponte nota subito Hattar, un braccio appeso al collo, che
tenta di radersi con una mano sola, i grossi baffi completamente rasati dopo che ne aveva persi metà,
bruciati la notte prima. L’uomo la degna a malapena di uno sguardo e, senza salutarla, batte un pugno
sulla parete degli alloggi per richiamare il suo padrone.
Tayschrenn ha l’aspetto di sempre, sembra essersi appena risvegliato dopo una piacevole nottata di
sonno, non mostra alcun segno della notte trascorsa.
Kiska prende l’iniziativa e chiede al mago se può mettersi al suo servizio e lasciare l’isola insieme a
lui, ma l’uomo non risponde e lascia la decisione al capo della sicurezza, Hattar.
Kiska dispera sapendo di non essere apprezzata dal burbero omone ma, dopo un paio di battute in
cui lui la accusa di essere indisciplinata e lei ribatte e nega, dimostrando di esserlo davvero, il Seti la
avverte di avere solo due ore per prepararsi a partire con loro.
Kiska si avvia per le strade della città ingombre di detriti lasciati dagli scontri di quella notte, il sole e
l’idea di andarsene, forse per sempre, le scaldano il cuore. Vuole andare a raccogliere i suoi pochi
averi e a dire addio a sua madre e ad Agayla, “saranno entrambe felici della sua partenza”, pensa
Kiska.
Arrivata alla via del negozio di Agayla, Kiska è sorpresa di trovarla deserta. A quell’ora, solitamente,
è ingombra di bancarelle e mercanti.
Arrivata bussa più volte senza ottenere risposta, infine si accorge che la porta è aperta ed entra
sospettosa.
Chiama più volte, ma solo il silenzio risponde. Quando raggiunge il retro della bottega trova Agayla
seduta, con il capo chino coperto da un ampio panno.
La donna scosta il panno e alza la testa rivelando una pentola piena d’acqua, liberando uno sbuffo di
vapore aromatizzato.
- Questo maledetto raffreddore.
Si lamenta.
- Zia, ho una splendida notizia!
Inizia a raccontare Kiska.
- Stai per lasciare l’isola.
La interrompe la strega.
- Come fai a saperlo?
- E’ l’unica cosa che potrebbe renderti così entusiasta.
Un attacco di tosse scuote la donna più anziana e Kiska si preoccupa per lei ma Agayla le assicura
che non è nulla di grave, deve solo riprendersi dagli sforzi della notte.
Kiska fa un accenno a quando l’ha vista attraverso il canale di Corrinn, ma Agayla dice che sono solo
visioni senza rilevanza. Kiska non da peso alla cosa, è già in ritardo. Dopo un ultimo saluto lascia la
zia diretta verso casa della madre.


Temper


Nonostante le sue pessime condizioni, Temper sta risalendo la ripida strada per il forte, vuole
assistere al caos di quella nuova mattina. Tolta l’armatura, ora indossa un mantello sgualcito
recuperato alla taverna dell’Uomo Impiccato.
Raggiunta la porta deve farsi strada tra numerose persone accalcate lì per esporre lamentele a
proposito dei casini notturni al povero sotto-pugno Pell.
Lubben russa su una sedia appoggiata alle mura, si vedono delle bende sotto l’armatura di cuoio
lasciata aperta.
Dopo qualche commento sulle loro pessime condizioni fisiche si lamentano del fatto di essere in
servizio quel giorno. Il gobbo offre una fiaschetta a Temper che, grato, entra nella fortezza per il suo
turno di guardia. Raggiunge la caserma e si cambia, indossando l’uniforme, attorno a lui c’è più
agitazione del solito. Osserva i suoi commilitoni, felice di vederli quasi tutti presenti e indenni, poi nota
un’assenza e ferma una giovane recluta.
- Dov’è Larkin? Perchè non è qui?
- Non hai sentito? E’ stato arrestato, ieri sera si è rifiutato di restare fuori di guardia.
Sghignazzando Temper raccoglie la sua lancia e sale verso i bastioni.
Sul camminamento di guardia trova Chase ad attenderlo.
Temper incolpa l’alcool per il suo ritardo e il suo pessimo aspetto, poi chiede al suo superiore come
mai c’è tutta quella agitazione tra i soldati.
Chase gli dice che c’è stato un tentato assassinio ai danni dell’ufficiale in visita, ma che tutto è
avvenuto dentro alla fortezza, senza che nessuno nel corpo di guardia esterno si accorgesse di nulla.
- Hanno usato i canali, non avremmo potuto fare nulla…
Alla reazione ilare di Temper il comandante si offende, accusandolo di aver passato tutta la notte a
bere e, dal suo aspetto, a fare risse poi se ne va irritato.
Temper si trova solo a riflettere. Dopo un anno passato a nascondersi e a guardarsi le spalle è felice
di aver dimostrato ancora il suo valore, sollevato di avere di nuovo una causa per cui lottare, un ruolo
da giocare.
Spera che Corrinn decida di restare a Città di Malazan nonostante il suo scopo lì sia esaurito.
Si rilassa osservando il mare e la baia, in lontananza vede il Cutter Messaggero allontanarsi a vele
spiegate, il giorno prima all’alba l’aveva osservato arrivare, ora lo guardava andarsene, “messaggio
consegnato, suppongo”, riflette il soldato.
Si chiede se Surly è sulla barca, poi decide che la donna sarà già arrivata a Unta passando via canale,
lasciando ai sottoposti il piacere della lunga traversata via mare.

Temper augura a tutti loro un felice rientro, alza la fiaschetta in loro onore: “e che possano non tornare
mai più su quest’isola”.
 
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